traduzione Rossella Falk
con Mascia Musy e con Sarah Biacchi (soprano), Chiara Maione (soprano), Andrea Pecci (tenore), Diego Moccia (pianista)
regia Stefania Bonfadelli; impianto scenico Alessandro Chiti; costumi Tirelli Roma; aiuto regia Chiara Maione
Società per Attori in collaborazione con Accademia Nazionale di Santa Cecilia/Fondazione Musica per Roma
Al soprano di origine greca è dedicato Maria Callas. Master Class, pregevole operazione teatrale, con la regia di Stefania Bonfadelli, tratta dall'omonimo testo di Terrence McNally: siamo nei primi Anni Settanta e la Divina tiene una serie di lezioni alla Juilliard School Music di New York. Davanti a lei sfila, alla stregua di inconsapevoli vittime sacrificali, un’umanità di giovani e rampanti emuli in erba, soprani e tenori che non esitano a cimentarsi nelle arie del Macbeth o della Tosca desiderosi e convinti di far breccia nell'algida corazza di Madame. Lei, la Callas, di meglio non potrebbe sperare per intraprendere un viaggio nella sua vita di donna ed artista, percorso autobiografico che spazia dai trionfi della cantante alle sofferte vicissitudini della donna, prima infelice sposa del paterno ed anonimo Menenghini, poi appassionata amante del rozzo e volgare Onassis.
E’ un diabolico ed a tratti poetico spaccato di vita quello che prende forma tra grotteschi provini, conditi da una corrosiva cattiveria, e tuffi nel passato pubblico e privato di una donna diventata a suo modo leggenda: accompagnati al pianoforte da Diego Moccia, gli ottimi Sarah Biacchi, Chiara Maione ed Andrea Pecci incarnano alla perfezione l’incoscienza, la fragilità e la spavalderia di una generazione di allievi non del tutto consapevole della fortuna toccata loro. E poi c’è lei, la Callas di una bravissima Mascia Musy, maschera di eccezionale adesione a quell'originale che la storia tramanda perfetta sintesi di ostinazione ed insicurezza; di nero vestita, i capelli raccolti, ampi occhiali dall'importante montatura, Mascia Musy è interprete dapprima altezzosa e sprezzante, poi sempre più creatura nutrita di quella malinconica umanità che non da oggi rende più vicini, e forse anche famigliari, uomini e donne dal fascino inarrivabile.
1. Mascia Musy, ©Elena Bono.jpg