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DA PARTE LORO NESSUNA DOMANDA IMBARAZZANTE
a cura di Giampiero Raganelli
Visto il 5 luglio 2017 presso il Teatro La Cucina dell'ex-ospedale psichiatrico Paolo Pini
di Chiara Lagani / regia Luigi De Angelis 

con Chiara Lagani e Fiorenza Menni 

ideazione Luigi De Angelis, Chiara Lagani e Fiorenza Menni / drammaturgia Chiara Lagani / regia e progetto sonoro Luigi De Angelis / cura del suono Vincenzo Scorza / costumi Midinette 

produzione E/Fanny & Alexander

in coproduzione con Ateliersi 

testi della prima parte: brani da L'amica geniale di Elena Ferrante

testi della seconda parte: Chiara Lagani, Lyman Frank Baum, Toti Scialoja, Wislawa Szymborska
Dalla confluenza della storica compagnia Fanny & Alexander – arrivata al 25° anno di attività – con il collettivo artistico Ateliersi, nasce Da parte loro nessuna domanda imbarazzante che rielabora, nella prima parte, il primo dei quattro romanzi del ciclo L'amica geniale di Elena Ferrante, e, nella seconda, testi della poetessa polacca Wisława Szymborska, del poeta Toti Scialoja, del Mago di Oz di L. Frank Baum e della stessa attrice Chiara Lagani

Lo spettacolo racconta un episodio dell'Amica geniale, quello in cui le due bambine gettano le loro bambole in uno scantinato buio e poi non le trovano più. Andranno a reclamarle da Don Achille, l'orco cattivo, credendo che le abbia lui, in realtà, come viene 'spoilerato' dalle attrici alla fine della prima parte, le bambole sono sempre lì, disperse nello scantinato. E nella seconda parte vedremo proprio il punto di vista delle bambole stesse.

Uno spettacolo per due attrici, Chiara Lagani e Fiorenza Menni, in un teatro povero, nello spazio vuoto. Presente solo un grande telone e i fari e gli elementi di illuminotecnica ai lati, quasi come fossero parte della scena. Gli ambienti diversi sono evocati, suggeriti, anche nel brillante cambiamento di prospettiva dell'ultima scena.

Le due attrici compaiono già con un aspetto di inquietudine e, all'inizio dello spettacolo, sembrano uguali, le due gemelline di Shining a condurci in una fiaba dark. E già nel prologo la loro recitazione è improntata allo straniamento. Diventerà sempre più straniante nel corso dello spettacolo, tutto condotto sullo sdoppiamento e sull'inversione. Chiara Lagani e Fiorenza Menni recitano il monologo, mantenendo così la prima persona narrativa del romanzo, giocando sulla ridondanza della parola e con partiture fisiche che alternano risonanze, dissonanze, simmetrie e parallelismi. I loro stessi abiti di scena sembrano uguali ma in realtà sono diversi: l'una indossa una gonna laddove l'altra porta degli ampi pantaloni e la stessa conformazione torna nei vestiti neri della seconda parte. La prima inversione teatrale riguarda il passaggio dell'oggetto della ricerca, le bambole, che diventa soggetto. Il secondo ribaltamento è alla fine, nel teatro povero, e riguarda lo spazio teatrale stesso, la platea diventa lo scantinato, le attrici nel buio tornano a essere le bambine che sentiamo nella ricerca, e a diventare le bambole siamo noi spettatori che assistiamo impotenti – nella condizione di impotenza del pubblico che può solo guardare – alla nostra ricerca, affannosa, disperata, senza poter far nulla per comunicare la nostra presenza. Le bambole del resto non hanno voce.

Fanny & Alexander tornano a guardare il mondo con gli occhi da bambino, da quei bambini del film di Bergman cui devono la loro stessa costituzione. Tornano al Mago di Oz e alla fiaba dark, raccontando dell'affetto per le cose, per i giocattoli che l'occhio infantile vuole dotati di una propria anima e di una propria vita, lente attraverso cui osservare il mondo degli adulti, un mondo popolato di orchi neanche tanto metaforici, un mondo che si scoprirà nella vita come dominato da desolazione e degrado. E prendendo anche la prospettiva dell'oblio degli oggetti, dell'abbandono, del dimenticatoio, della voragine dell'infanzia.

Un lavoro di grande rigore teatrale e attoriale.
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