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La fragilità dell'oggi abita un INTERNO CAMERA
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Tangram Teatro di Torino venerdì 2 dicembre 2022
drammaturgia Paola Giglio 

con Paola Giglio e Matteo Prosperi 

regia e ideazione scenica Marcella Favilla 

con il supporto di ARTEFICI Residenze Creative FVG/Artisti Associati Gorizia;  foto di scena Giovanni Chiarot;  riprese Video Ruben Vuaran per Artefici 

selezione progetto SCRITTURE di Lucia Calamaro, 2019 Carrozzerie n.o.t.
L'interno camera di Marta e Pietro è spazio in apparenza famigliare con divano, giradischi, tappeto e luci sullo sfondo, anonima stanza che diventa teatro di una serie di incontri-scontri alimentati dai più classici conflitti relazionali di una vita di coppia: in scena per la rassegna Maldipalco promossa dal torinese Tangram Teatro, Interno camera diretto da Marcella Favilla su testo di Paola Giglio, anche in scena con Matteo Prosperi, è interessante spaccato della vita dei giorni nostri dove un uomo ed una donna sono alle prese con alcune delle "malattie" tipiche del ventunesimo secolo, apatìa mentale come indeterminatezza, precarietà esistenziale al pari di un bulimico approccio alla vita spesso risolto in frenetici cortocircuiti.

Marta è una scrittrice intenta a trovare tempo, forza, e forse il coraggio, di mettere nero su bianco la sua opera prima, sballottata com’è da preoccupazioni familiari come da una congenita pigrizia che ne paralizza l’agire: lato suo, Pietro, si divide tra i tentativi di ultimare il suo percorso di studi post laurea e quell’attività di rider sfiancante e pericolosa quanto utile per racimolare qualche soldo. Ménage di coppia che si trascina, tra inevitabili alti e bassi, scandendo due esistenze i cui ritmi frenetici lentamente, ma in maniera inesorabile, intaccano giorno dopo giorno reciproche convinzioni e solidità di coppia, in una parola quella necessaria "tranquillità" che sempre più viene meno lasciando dietro di sé una lunga scia di fragilità ed incertezze: come se ne esce? Semplice, sembra suggerisci l’autrice, avendo il coraggio di svoltare, di rompere se necessario equilibri predeterminati, uscendo dalla propria comfort zone per rimettere e rimettersi in discussione: così fa Pietro che per riuscire ad ultimare gli studi molla tutto e tutti, cambia per alcuni mesi vita ritornando come uomo nuovo senza più il fardello di tesi da scrivere, e con un ruolo di padre pronto ad aspettarlo.

Con i suoi toni ora seri, ma mai seriosi, ora grotteschi, ma mai troppo comici, Interno camera di Paola Giglio si fa apprezzare come istantanea di una condizione dell’animo minato da atavica stanchezza pronta a riflettersi nell’incapacità di agire: ben diretti da Marcella Favilla, Giglio e Prosperi sono gli applauditi interpreti nel ritratto di un micromondo, in perenne movimento, che fatica a capire i propri limiti, incapace o forse spaventato dalla prospettiva di mettere un punto alla propria vita, di fermarsi, guardarsi dentro e ripartire con obiettivi e prospettive del tutto nuovi. E cosi, alla fine, quell’interno camera all'inizio del tutto anonimo, dopo ottanta minuti di vita di coppia diventa stanza in cui potersi rivedere: spazio fisico, ma soprattutto luogo mentale, dove non è poi così difficile per lo spettatore ritrovare consolidate paure e debolezze.
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    Interno camera ph. Ruben Vuaran per Artefici.jpg
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