con Paolo Graziosi, Mascia Musy, Elisabetta Arosio, Valeria Perdonò
regia Alessandro Machìa; scene Elisabetta Salvatori; costumi Sara Bianchi; luci Giuseppe Filipponio; musiche Francesco Verdinelli; suono Umberto Fiore.
FATTORE K in collaborazione con AC ZERKALO
Bypassando il racconto mitologico, Sinisi indirizza la propria lettura in una dimensione solo in apparenza più dimessa: non c’è il mito e non ci sono le guerre, ma c’è il rancore della moglie Clitemnestra, odiata da un popolo che lei stessa odia a morte, per nulla disposta a perdonare la scelta di aver sacrificato la figlia Ifigenia per ingraziarsi il favore degli dei. E c’è anche, se non soprattutto, la drammatica lucidità di un Agamennone rassegnato al proprio destino, controfigura di se stesso pronta ad offrire la propria testa alla vendetta della moglie che non esita ad esplodere il fatale colpo di pistola.
All’insegna della non-azione, l’Agamennone diretto con attenzione da Alessandro Machìa è racconto noir scandito da un ritmo tanto dilatato quanto necessario nella definizione di uno spazio della mente di inquietante efficacia fatto vivere in scena da un quartetto di ottimi interpreti. A partire dal protagonista di Paolo Graziosi, figliol prodigo in una città, che non sente più sua, pronta a riaccoglierlo con amore pur se stanco e svuotato: apatico il re, energica la regina, una Clitemnestra che Mascia Musy tratteggia con austera severità mista a feroce determinatezza, in totale distacco dal Coro in stile pseudo punki di Elisabetta Arosio e dalla Cassandra di una magnetica Valeria Perdonò.
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