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L'animatronico mondo di Marta Cuscunà
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Gobetti di Torino martedì 19 marzo 2019
Liberamente ispirato al mito di Fanes
Fonti di pensiero e parole Kläre French-Wieser, Carol Gilligan; Ulrike Kindle, Giuliana Musso, Heinrich von Kleist, Christa Wolf 

di e con Marta Cuscunà; progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani; assistente alla regia Marco Rogante; progettazione video Andrea Pizzalis; costruzioni metalliche Righi Franco Srl; partitura vocale Francesca Della Monica

Centrale Fies, CSS Teatro stabile d’innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino – Teatro Naziionale, São Luiz Teatro Municipal – Lisbona in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas – Lisbona
Se un merito va riconosciuto al teatro di Marta Cuscunà, questo risiede nel grande coraggio e nella volontà di sperimentazione che l’artista friulana ha da messo sempre al servizio della sua arte: non fa eccezione Il canto della caduta che la Cuscunà presenta nella veste di doloroso canto di guerra in cui ripercorrere la storia del popolo di Fanes con un avido re padre che per liberarsi della figlia Dolasilla la costringe ad entrare in guerra, obbligando donne e bambini a combattere in prima persona, e decretando così la fine di un regno fino a quel momento governato da regine di pace.

Racconto mitico, la cui drammaturgia è ricca di contaminazioni popolari come di citazioni auliche, che Marta Cuscunà trasforma in una suggestiva prova per attrice sola: versatile narratrice, l’applaudita interprete è anche abile manipolatrice di quattro marionette-corvi che dal mondo di sopra commentano ed illustrano con nero sarcasmo, quasi fossero il coro di una tragedia greca, gli orrori di una guerra che li vede pronti a cibarsi avidamente della carne umana. E se i quattro buffi volatili occupano lo spazio alto, il mondo di sotto trasuda della genuina umanità di due marionette-bambini travestite da topi, innocenti creature che vivono sottoterra per sfuggire morte e devastazione; ma il cibo finisce, gli adulti sono a combattere, ed anche per loro l’unica strada è quella di uscire allo scoperto, salvo cadere sul campo con l’amara consapevolezza che sarebbe stato meglio rimanere sotto mentite spoglie ”dal momento che i cecchini non sparano ai topi”.

Il canto della caduta, melting pot di suggestioni letterarie, visive e musicali per il ritratto di una realtà ancestrale il cui racconto procede per simboli e suggestioni di un passato a lungo di pace tanto lontano quanto per forse, oggi, terribilmente necessario…
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