Dramma di un’intera comunità nazionale, vile attentato per il quale si cercò fin da subito di far ricadere la responsabilità sui gruppi anarchici, indicando ingiustamente Pietro Valpreda come "il mostro" della strage, con il passare del tempo fu manifesto come ideatori ed autori fossero da ricercare negli ambienti della politica estera degli Stati Uniti e della CIA, negli ambienti neofascisti di Ordine Nuovo e della destra eversiva e, non da ultimo, in alcuni settori "deviati" dei servizi segreti e delle forze dell’ordine, dell’esercito e degli apparati dello Stato: indagini complesse e pagine oscure che culminarono con una serie di arresti a seguito dei quali, il 15 dicembre dello stesso anno, l’anarchico Giuseppe Pinelli precipiterà dalla finestra di un ufficio situato al quarto piano della Questura di Milano, dove era stato trattenuto con modalità del tutto discutibili.
"Ricordare a cinquant’anni di distanza - è scritto nella presentazione - con la forza di uno spettacolo teatrale, il tentativo della destra eversiva di imporre allora la legge dei carri armati attraverso il caos, le bombe e l’uccisione di innocenti è un atto doveroso innanzitutto nei confronti delle vittime delle stragi e dei loro familiari": senza rinunciare a pochi ma essenziali cenni riguardanti le vicende politiche e processuali, il testo concentra la sua attenzione sulla tragedia delle vittime e dei loro cari, con specifico riferimento alle dinamiche private e personali: partendo da oggetti in apparenza banali, una cintura, un pacchetto di sigarette ed una macchina da scrivere, l’elemento quotidiano diventa Storia convinti di come il teatro, anche quando tratta tematiche tragiche di interesse collettivo, debba sempre avviare la propria indagine dai legami affettivi e dai sentimenti umani più profondi, o ad essi alla fine arrivare.
Nel gioco della parti della finzione teatrale a Renato Sarti è affidato il compito di dar voce al dolore dei parenti di chi perse la vita nella strage, come di tracciare le coordinate del mondo rurale da cui la maggior parte proveniva: il lavoro, la fatica e l’attaccamento alla terra, ma anche l’amore verso la famiglia e quella patria che, come soldati, molti avevano servito durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Lato suo Laura Curino sarà la voce di Licia Rognini, moglie di Giuseppe Pinelli simbolo della tradizione anarchica libertaria, nel 2009 riconosciuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come diciottesima vittima della strage.
Produzione Teatro della Cooperativa, testo e regia di Renato Sarti anche in scena con Laura Curino, per Il rumore del silenzio repliche al Teatro Gobetti martedì 5, giovedì 7 e sabato 9 dicembre alle 19.30, mercoledì 6 novembre e venerdì 8 dicembre alle 20.45, domenica 10 dicembre alle 16, con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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