regia Ruggero Cara, Elisabeth Boeke
musiche eseguite dal vivo Sandro D’Onofrio
scene Francesca Sforza; costumi Alexandra Toesca; luci Paolo Latini
Art Up Art in collaborazione con Teatro Franco Parenti
Son passati giusto trent'anni da quando per Cederna, mossi i primi passi nel teatro di strada tra i sampietrini di piazza Navona, si spalancano le porte del teatro serio con la scrittura nell'Amadeus di Peter Shaffer diretto da Mario Missiroli. Spettacolo che ha segnato un’epoca ed una carriera, e cui ora si ritorna per un’ideale chiusura del cerchio: un ritorno che l’attore e scrittore romano celebra in una bellissima pagina di teatro musicale, immersione a tutto campo nell'universo mozartiano di cui si mettono in luce non solo i ben noti risvolti artistici, quanti le forse meno conosciute fragilità e debolezze umane. E’ un umanissimo Amadeus quello che prende vita in scena tra parrucche incipriate, costumi d’epoca e reminiscenze artistiche come di vita famigliare: e se nel sottofondo musicale c’è tanto dell’immenso artista, nell'ininterrotto racconto che parte dalle origini c’è molto dell’uomo, di un’anima a tratti sofferente ma sempre innamorata della vita, di un eterno bambino che non sembra voler accettare il trascorrere del tempo. Muovendo dal presupposto che comprendere un genio è impossibile se non si riesce a capire se stessi, definizione presa in prestito dalle parole di Wolfgang Hildesheimer, tra i più grandi biografi di Mozart, si materializza in scena l'omaggio all'arte dell’attore, ad un artista artigiano che non si prendersi mai troppo sul serio capace com'è di emozionare e divertire. E di emozioni e momenti ilari, il recital di Cederna è pieno, nella definizione di un percorso di vita che incornicia i viaggi per l’Europa come gli amori, i successi e i fallimenti, i contrastati rapporti con la madre, il denaro, le privazioni: e quando il racconto sta per farsi sogno, ecco risuonare quel “riuscite a vedermi?” che ci ricorda come Amadeus fosse innanzitutto un uomo, individuo prima che divino artista di cui lo splendido Giuseppe Cederna ci restituisce in pieno una clownesca ed a tratti dolente umanità.
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