"Mirandolina seduta sul letto di morte del padre - scrive Antonio Latella - riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore. In questo credo che ci sia una inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la Locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la Locanda": da queste premesse è chiaro come il regista napoletano ponga il tema dell'eredità al centro della sua indagine, argomento che Goldoni affronta nel primo testo italiano con protagonista una donna elevata a servizio dei suoi clienti, a individuo capace di sconfiggere tutto l'universo maschile, e più nello specifico l'intera aristocrazia.
Abilissima regista di un meccanismo che la vede in un colpo solo sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese, con la rivoluzionaria scelta finale di scegliersi il servitore come marito, la Mirandolina di Sonia Bergamasco compie un gesto di forte valenza politica, innalzando nella piramide sociale il ruolo della servitù, nobilitando commercianti ed artisti, facendo diventare la sua Locanda il luogo simbolo da dove prenderà forma la futura storia teatrale del nostro paese: "per essere Mirandolina - conclude Latella - bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell'opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici".
Produzione Teatro Stabile dell’Umbria per La locandiera di Carlo Goldoni, regia di Antonio Latella con Linda Dalisi come dramaturg, in scena Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli e Marta Pizzigallo: due settimane di repliche al Teatro Carignano martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 16, con biglietti ad Euro 37 ed Euro 34. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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