In scena al Teatro Gobetti per la stagione dello Stabile cittadino, Lear, schiavo d’amore è l’ultima sfida di una compagnia i cui lavori sono sempre stati perfetta sintesi di ricerca drammaturgica e ricerca spaziale: sarà così anche per uno spettacolo annunciato come grande metafora scenica degli inevitabili inciampi della vecchiezza umana, drammatica saga familiare ed al tempo stesso manifesto dei limiti e degli ostacoli della nostra condizione di viventi. ``Lo spettacolo - scrive Marco Isidori - respira all'interno di una spazialità scenografica assai particolare, le cui contraddittorie caratteristiche strutturali sono esaltate e potenziate da un impegno drammaturgico che ha saputo privilegiare, insieme allo scavo psicologico dei personaggi anche e soprattutto la dimensione epica del racconto del Bardo”: impianto scenografico tanto imponente quanto mutevole in nome di quell’effetto visivo che da sempre accompagna le performance dei Marcido, e che anche questa volta sarà l’elemento collante tra parola ed gesto, tra drammaturgia ed azione, per la finale realizzazione di quell’effetto di ``maraviglia teatrale” ottenuta dall'interazione tra recitazione degli attori ed espressività degli spazi.
Guidati dalla potente eloquenza del dettato poetico shakespeariano, i Marcido hanno così intrapreso un viaggio che oltre a ricercare, come ormai da prassi trentennale, una forte impronta di bellezza figurale, persegue con ostinata convinzione una rappresentazione che sia anche, se non soprattutto, affermazione di una precisa istanza etica: ``seguendo uno dei precetti brechtiani a noi più cari - conclude Isidori - che impone non si faccia teatro in quest'epoca, se non per favorire un cambiamento dello stato/civile umano, siamo stati trascinati verso un compimento del lavoro scenico che ha trovato il suo scopo nella risposta a domande sulla necessità urgente di una nuova alleanza tra i soggetti umani”: da questo connubio di arte ed urgenza prenderà vita il Lear targato Marcido, ennesimo atto d’amore di una delle realtà da sempre più discusse ed apprezzate della scena contemporanea.
Coproduzione Teatro Stabile di Torino–Teatro Nazionale e Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, riscrittura e regia di Marco Isidori, Lear, schiavo d’amore vedrà in scena Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Batty La Val, Francesca Rolli, Eduardo Botto, Nevena Vujic, Vittorio Berger e Marco Isidori: due settimane di repliche al Teatro Gobetti il martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 15.30. Biglietti ad Euro 28 ed Euro 25 con info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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