Se il mese di giugno vedrà le sessioni formative in recitazione con Mariano Dammacco ed in organizzazione con Andrea Cerri, ad aprire il ciclo di quattro appuntamenti sarà Liv Ferracchiati con il suo Mi fa male l’autofiction! in programma al Circolo dei lettori da mercoledì 12 a venerdì 14 aprile: negli stessi giorni in cui sarà in scena al Teatro Gobetti con Uno spettacolo di fantascienza, l’autore e regista umbro guiderà i partecipanti in un percorso legato all’autofiction, genere di scrittura narrativa, molto utilizzato anche in teatro, che trasforma la finzione in un inestricabile groviglio di verità e inganno. "Obiettivo del laboratorio - spiega Ferracchiati - è individuare un motore tematico che inneschi la scrittura, cercare di definire cosa sia scrittura autobiografica e cosa non lo sia e verificare come, partendo da un input di carattere personale, sia impossibile non ricorrere all'invenzione".
Full immersion di tre giorni per riflettere e condividere su come l’esperienza possa trasformarsi in arte, ma anche sulla differenza tra l’essere un autore e raccontare fatti propri, interrogandosi se sia possibile scrivere in modo puramente autobiografico.
Ventiquattro ore di pausa per spostarsi a Casa Fools teatro, da domenica 16 a giovedì 20 aprile, de A workshop on trust, masterclass di clownerie condotta dalla messicana Gabriela Muñoz immaginata dall’idea di fiducia, elemento fondamentale nel linguaggio del clown dove il buon esito del lavoro dipende da artista, tecnici e spettatori uniti insieme da un patto: "la fiducia - scrive Gabriela Muñoz - è strettamente connessa alla disponibilità dei partecipanti a mettersi nelle mani dei clown per farsi condurre nel loro universo, lasciarsi sollevare in aria per poi tornare a terra. Fondamentale è creare un accordo con gli spettatori, basato proprio sulla fiducia, in modo che accettino il viaggio con slancio, senza fare domande".
Da queste premesse il workshop si concentrerà sull’esperienza ludica del clown per arrivare alla definizione di un modello comunicativo confidenziale con il pubblico e con le proprie azioni: partendo dal silenzio, si andrà alla ricerca dell’autenticità, lasciando alle spalle approcci intellettuali, reazioni preorganizzate e idee preconcette, alla ricerca della sola vera voce in grado di connettere un’intera comunità di persone.
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