con Paola Giglio e Matteo Prosperi
regia e ideazione scenica Marcella Favilla
con il supporto di ARTEFICI Residenze Creative FVG/Artisti Associati Gorizia; foto di scena Giovanni Chiarot; riprese Video Ruben Vuaran per Artefici
selezione progetto SCRITTURE di Lucia Calamaro, 2019 Carrozzerie n.o.t.
Marta è una scrittrice intenta a trovare tempo, forza, e forse il coraggio, di mettere nero su bianco la sua opera prima, sballottata com’è da preoccupazioni familiari come da una congenita pigrizia che ne paralizza l’agire: lato suo, Pietro, si divide tra i tentativi di ultimare il suo percorso di studi post laurea e quell’attività di rider sfiancante e pericolosa quanto utile per racimolare qualche soldo. Ménage di coppia che si trascina, tra inevitabili alti e bassi, scandendo due esistenze i cui ritmi frenetici lentamente, ma in maniera inesorabile, intaccano giorno dopo giorno reciproche convinzioni e solidità di coppia, in una parola quella necessaria "tranquillità" che sempre più viene meno lasciando dietro di sé una lunga scia di fragilità ed incertezze: come se ne esce? Semplice, sembra suggerisci l’autrice, avendo il coraggio di svoltare, di rompere se necessario equilibri predeterminati, uscendo dalla propria comfort zone per rimettere e rimettersi in discussione: così fa Pietro che per riuscire ad ultimare gli studi molla tutto e tutti, cambia per alcuni mesi vita ritornando come uomo nuovo senza più il fardello di tesi da scrivere, e con un ruolo di padre pronto ad aspettarlo.
Con i suoi toni ora seri, ma mai seriosi, ora grotteschi, ma mai troppo comici, Interno camera di Paola Giglio si fa apprezzare come istantanea di una condizione dell’animo minato da atavica stanchezza pronta a riflettersi nell’incapacità di agire: ben diretti da Marcella Favilla, Giglio e Prosperi sono gli applauditi interpreti nel ritratto di un micromondo, in perenne movimento, che fatica a capire i propri limiti, incapace o forse spaventato dalla prospettiva di mettere un punto alla propria vita, di fermarsi, guardarsi dentro e ripartire con obiettivi e prospettive del tutto nuovi. E cosi, alla fine, quell’interno camera all'inizio del tutto anonimo, dopo ottanta minuti di vita di coppia diventa stanza in cui potersi rivedere: spazio fisico, ma soprattutto luogo mentale, dove non è poi così difficile per lo spettatore ritrovare consolidate paure e debolezze.
Interno camera ph. Ruben Vuaran per Artefici.jpg