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La fame d'amore de LA GILDA di Laura Marinoni
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Astra di Torino martedì 20 dicembre 2022
da La Gilda del Mac Mahon di Giovanni Testori 

adattamento e cura registica Laura Marinoni 

con Laura Marinoni, Alessandro Nidi al pianoforte 

direzione musicale Alessandro Nidi; movimenti coreografici Cristina Bucci; costumi
Gianluca Sbicca 

Produzione International Music and Arts: si ringrazia Il Piccolo Teatro di Milano
In locandina leggi La Gilda e subito pensi alla sanguigna "femmina" del quartiere Mac Mahon celebrata da Giovanni Testori in uno dei suoi più celebri racconti: pagine grondanti sensualità e disperazione nel resoconto di una vita passata all'ombra dell'amato Gino per il cui sostentamento non esita a vendere il proprio corpo, salvo poi vedersi "rimpiazzata" una volta lui uscito di galera. E proprio da Testori partono Laura Marinoni ed Alessandro Nidi per la loro rilettura, adrenalinico spettacolo in stile café chantant con lo scatenato pianista ad accompagnare l'altrettanto ispirata interprete pronta a spaziare da canto a recitazione.

In novanta minuti segnati da energia e pathos, creatura strehleriana di rosso vestita che tanto ricorda la Milva "pantera di Goro", Laura Marinoni si immerge tra parole e note nella parabola di una Gilda donna all'ennesima potenza, pronta a sacrificare senza troppi pensieri il proprio corpo pur di recuperare i bigliettoni necessari a garantire un adeguato tenore di vita al suo Gino, recluso a San Vittore, di cui la donna è in completa balìa: una passione totalizzante che vede Gilda, all'anagrafe Rita ma così soprannominata per la somiglianza con il personaggio icona di Rita Hayworth, prima seduttrice appassionata, poi arguta ideatrice nel progetto di ricatto con cui inchioda l'amante di turno. Ed ancora, da ultimo, eccola belva ferita nell'onore irrompere a casa del suo uomo per sbattere in faccia a lui ed alla moglie in dolce attesa il peso dello scomodo passato. Il tutto prima di riavvolgere il nastro di un'attrazione per i piaceri del corpo mai sopita che la vedrà gettarsi tra le braccia sudate di un aitante moro incrociato per strada, forse la sola persona capace di farla sentire veramente donna.

Un racconto che interseca le parole di Testori e le canzoni della Milano che fu, gli ancheggiamenti e i balletti di una strepitosa Marinoni con le tirate al pianoforte di un non meno applaudito Alessandro Nidi, autore di una vera e propria drammaturgia sonora da Jannacci a Gaber, passando per Ferrè e Montreverdi, nel ritratto di una città molto lontana dalla "Milano da bere", ed assai più prossima a un melting pot alla ricerca di fugaci piaceri ai confini tra moralità e legalità: la Gilda della Marinoni, nel suo essere Donna con la D maiuscola come ci ricorda a più riprese il leitmotiv "Madonna, che culo! Quella lì", è in primis un inno vivente all'Amore, rappresentazione carnale di un cuore che ama e soffre, di continuo attraversato da irrefrenabile voglia di vivere e godere, sempre deciso a mettersi in gioco pur di non dover vivere un domani di rimpianti e rimorsi. Attraversata da una fortissima umanità, a tratti distaccandosi dai toni e dalle atmosfere un po' datate della scrittura testoriana, è donna vera che ama, tradisce e si vendica, sempre motivando il suo agire con la difesa della passione per "quel maiale" verso il quale prova un contrastante sentimento di attrazione-repulsione: l’esito finale non può che essere una prova d'attrice di indubbia forza che ha il grande pregio di rendere la protagonista empatica con il pubblico di oggi, eroina dei bassifondi in grado di attraversare i decenni forte della sua dolente umanità.
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