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Solo in teatro con THE NEWSPAPER MAN
a cura di Roberto Canavesi
Visto al CAFÉ MÜLLER di Torino sabato 17 ottobre 2020
Performance ideata, diretta ed interpretata da Alexandre Duarte
La ripresa della vita teatrale regala nuove forme di aggregazione del tutto impensabili in un recente passato: è così, ad esempio, per i sabato sera dei Solo in teatro, progetto sperimentale, ideato da Caterina Mochi Sismondi per la Fondazione Cirko Vertigo, con il Teatro Café Muller palcoscenico per la performance di un artista ospitato in residenza creativa per una settimana: ad impreziosire il format la possibilità di partecipare tanto di persona in sala, quanto da remoto sulla piattaforma www.niceplatform.eu per una serata apripista ad un nuovo modello di fruizione dell’esperienza artistica. 

E se quanto descritto fino ad ora è la teoria, passando alla pratica riferiamo di una prima di parte in cui al pubblico è presentata la video intervista del performer pronto ad esibirsi, reportage della settimana di residenza ma anche pretesto per condividere sensazioni e riflettere sul momento che stiamo vivendo, strizzando l’occhio ad un prossimo futuro che speriamo ricco di opportunità: venti minuti di video per poi trasferirsi in sala dove, sabato 17 ottobre, si è esibito il portoghese Alexandre Duarte con The Newspaper Man, suggestiva creazione costruita sul rapporto individuo-informazione.
Contorsionista, ballerino, artista circense specializzato nei tessuti aerei, Alexandre Duarte confeziona trenta minuti di una performance a metà tra provocatorio sogno e scomoda realtà: su di un tappeto di giornali sparsi per terra, in un continuo alternarsi di luci ed ombre, Duarte veste in panni di un uomo-giornale, ibrido umano prigioniero di quel potere dell’informazione che ogni giorno martella e controlla, arrivando a condizionare, e talvolta limitare, la nostra libertà attraverso i tanto vituperati social. L’attacco alle torri gemelle e il disperato grido di George Floyd, il Black Lives Matter e i racconti della pandemia, voci e suoni che in scena si fanno drammaturgia con il corpo di Duarte, un fisico dotato di straordinaria flessibilità, diventare l’ideale giornale su cui "leggere" drammatici contenuti reali come non meno gravi storie false: e se i media oggi sembrano essere in grado di condizionare i nostri modelli comportamentali, l’unica strada per riacquistare l’agognata libertà sembra essere quelle di liberarci delle identità artificiali, proprio come fa il protagonista che in chiusura di performance si spoglia della maschera di carta, fino ad allora indossata, per librarsi in una catartica danza con gli amati tessuti alla ricerca di una nuova dimensione.
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