"Il sonno - è scritto nella presentazione - è abitato dai fantasmi che tornano, un uscire dal lager per rientrarci continuamente in un incubo ricorrente, quando di notte il presente del sonno e il passato si condensano nel sogno in una dimensione fatta di miseria, morte, pioggia, neve, freddo, paura”: con fattezze simili a quelle di un fantasma, il deportato assume i contorni di una figura onirica, molto lontana da quelli del giovane sbattuto nel lager. Ed in questo lucido sogno ecco irrompere il soldato liberatore, sorta di angelo capace con musica e canto di rendere più sopportabile, e per cosi dire umana, l’accesso in un mondo che mette sullo stesso piano la vita come la morte. Sarà proprio in quella zona grigia della coscienza che il deportato finirà con il cadere, non meno inquietante buco nero che ha accompagnato l’esperienza di molti sopravvissuti ai lager, le cui esistenze future sono state marcate in maniera indelebile da quella che fu definita "sindrome da campo di concentramento": una drammaturgia composita che si nutre di Primo Levi, Hanna Arendt e Zalmen Gradowski, ma anche di testimonianze e filmati d'epoca che Manfredini ha ricavato da una visita ad Auschwitz, contributi diventati materia di disegni prima che di materiale drammaturgico.
Produzione La Corte Ospitale di e con Danio Manfredini, per Nel lago del cor repliche al Teatro Astra venerdì 23 alle 21, sabato 24 alle 19.30 e domenica 25 ottobre alle 17 con biglietti ad Euro 25 ed euro 17. Info e prenotazioni allo 011.56.34.352
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