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L'ossessione della bellezza protagonista ne LA FORMA DELLE COSE
a cura di Roberto Canavesi
Marta Cortellazzo Wiel esordisce alla regia con il primo dei tre drammi della "Trilogia della bellezza" di Neil LaBute
Torino, al Teatro Gobetti, da martedì 7 a domenica 19 gennaio 2025
Il 2025 del Teatro Stabile di Torino si apre con un debutto assoluto sotto differenti prospettive:  in scena al Teatro Gobetti per dieci giorni in prima nazionale, La forma delle cose di Neil LaBute, al netto di precedenti esperienze con il teatro ragazzi, è la prima regia di Marta Cortellazzo Wiel, attrice prodotto della cantera dello Stabile torinese, al pari degli interpreti Christian Di Filippo, Celeste Gugliandolo, Marcello Spinetta e Beatrice Vecchione, chiamata a cimentarsi con il teatro dei grandi in una commedia drammatica che esplora i rapporti umani, la loro fragilità e i processi di manipolazione che essi possono subire.

"Nella sala di un museo di una piccola cittadina di provincia - scrive Cortellazzo Wiel - ai piedi della statua dell'artista Fornecelli, raffigurante Dio, si incrociano le vite di Adam, un giovane guardiano di sala, ed Evelyn, una studentessa d'arte dalla personalità magnetica, impegnata nel suo progetto di laurea":  un incontro in apparenza casuale per dare il via ad una serie di eventi che richiederanno ai protagonisti di confrontarsi con le proprie fragilità, mettendo in discussione le certezze su cui hanno costruito la propria identità, leggasi forma, arrivando da ultimo a riconsiderare in tutto e per tutto  il precario equilibrio delle loro vite. 

Regista, sceneggiatore e drammaturgo americano, classe 1963, LaBute è penna di recente scoperta per la scena italiana, come testimoniano alcuni spettacoli prodotti in questa stagione intorno a titoli del suo corpus teatrale. 
Ne La forma delle cose, prima tappa della cosiddetta Trilogia della bellezza, servendosi di una scrittura incisiva e ironica, prende forma il ritratto di un microcosmo autodefinito in schemi imposti da una cultura dominante, ma non per questo scevro da ansie e timori profondi: sarà proprio la rottura di questi schemi, o come le definisce l'autore "forme", a far scaturire il dramma, portando a galla istinti umani non di rado repressi in nome di un'apparente armonia.

Nella definizione delle esistenze dei protagonisti sarà inevitabile sprofondare in una spirale di insoddisfazione, di ricerca ossessiva di approvazione esterna, in quella finta ed artificiale ricerca di serenità alla lunga capace di sbalzare uomini e donne dal cammino verso la propria felicità: "con straordinaria lucidità - conclude la regista - l'autore esplora le sfumature della psiche umana, mostrando come l'ossessione di sentirsi socialmente accettati possa trasformarsi in una prigione. I processi manipolatori, di cui siamo tutti sia vittime sia artefici, possono condurre a gioie illusorie e ad atroci delusioni".
A vent'anni dalla sua prima messa in scena, la piéce di LaBute non finisce di stupire grazie al suo continuo interrogarsi, ed interrogarci, sulla pulsione di sacrificare tutto in nome di slogan e apparenze, assecondando un corto circuito di assoluta e spiazzante attualità.

Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, La forma delle cose di Neil LaBute sarà presentato nella traduzione di Masolino d'Amico con Christian Di Filippo, Celeste Gugliandolo, Marcello Spinetta e Beatrice Vecchione diretti da Marta Cortellazzo Wiel: due settimane di repliche al Teatro Gobetti martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 16, con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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