regia Valerio Binasco
con Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Gianluca Gobbi, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Sergio Romano
scene Guido Fiorato; luci Pasquale Mari; costumi Sandra Cardini; musiche Arturo Annecchino
Produzione Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
Nella scena di Guido Fiorato, spazio neutro con fondali e pannelli spostati a vista, ben illuminati dalle luci di Pasquale Mari, si consuma la parabola dell’inguaribile seduttore che da un lato promette un matrimonio al mese, e dall’altro sfida Dio, o se si preferisce il destino, in una singolar tenzone che lo vedrà alla fine grottescamente soccombere: da sempre attento a far interagire una sensibilità registica contemporanea alla visione per certi versi “popolare” dei classici, Binasco mostra di trovarsi a suo agio con la saga del libertino deciso a sfidare la moralità benpensante a forza di discutibili condotte comportamentali. Alla novizia Donna Elvira, prima sedotta e poi abbandonata con buona pace dei fratelli che lo inseguono per ottener soddisfazione, seguono amorose promesse rivolte alle ingenue Charlotte e Maturina, conosciute in un’osteria dalle napoletane atmosfere: da ultimo l’incontro con quel Commendatore mortalmente caduto sotto i suoi colpi, la cui statua si materializza in scena per la finale resa dei conti avanzata da una vita a lungo sfidata, ed ora pronta a chiedere soddisfazione.
Assai lontano da stereotipate rappresentazioni il Don Giovanni dell’ottimo Gianluca Gobbi è creatura beluina che ricorda l’ancestrale animalità dell’essere umano: fisicità a tratti debordante e voce rauca, quasi provenisse dai bassifondi dell’anima, per il ritratto di un personaggio tutto istinto e passioni, il cui stesso linguaggio spesso riflette le pulsioni dell’animo: condizione necessaria e indispensabile per la sua esistenza è però la figura di Sganarello, il fidato servo che Sergio Romano tratteggia con assoluta bravura in un’alternanza di toni e sfumature che devono fare i conti con quei bisogni della pancia, e più in generale della sopravvivenza, negli anni soddisfatti a fatica. Un po’ fool, ma anche un po’ zanni ed un po’ giullare, al cospetto di un padrone ormai morente tra le braccia del Commendatore, non resterà che a Sganarello chiedere “e adesso chi mi paga….”
Insieme a loro uno stuolo di validi interpreti, dai più esperti Nicola Pannelli, Fabrizio Contri, Fulvio Pepe e Lucio De Francesco, ai giovani Elena Gigliotti, Giordana Faggiano, Vittorio Camarota e Marta Cortellazzo Wiel, tutte applaudite tessere di un Don Giovanni certo lontano dalla tradizione intellettuale e filosofica, tipicamente novecentesca, per imporsi come tableau vivant in cui far “rivivere la vita” in alcune delle sue molteplici sfaccettature, l’inganno come la menzogna, il sesso al pari della follia.
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