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NY onstage - The Mejerchold Twins approda a InScena! con Francesca Airaudo e Giorgia Penzo
a cura di Valeria Di Giuliano
Tra commedia dell’arte e vaudeville il debutto a New York: intervista al regista Davide Schinaia e a Manolita-Giorgia Penzo.
Le Gemelle Mejerchold, Olga e Manolita, sono un duo clownesco perfetto, due dive. Lo spettacolo spazia dal varietà alla rivista passando per il vaudeville con musiche dal vivo di Tiziano Paganelli.
Lo spettacolo Le Gemelle Mejerchold (produzione Città Teatro 2013-2014 con il contributo di Provincia di Rimini e Regione Emilia Romagna) nasce da un interesse della compagnia per le forme del comico dalla Commedia dell’arte al Teatro Italiano del primo ‘900 e da uno studio sulle forme dell’avanspettacolo. Dopo il debutto nel dicembre 2013 l’opera è stata rappresentata in estratti al Carnevale di Venezia, in Piazza San Marco e in numerose stagioni invernali e festival estivi. Successivamente, nel novembre 2014, lo spettacolo è stato invitato alla manifestazione Theaomai organizzata dal Dipartimento di Letteratura e filologia dell’Università degli studi di Verona nell’ambito di una rassegna tematica dedicata alla Commedia, dalle origini agli sviluppi contemporanei. Le canzoni della messa in scena sono eseguite dal vivo da Tiziano Paganelli, riarrangiate per duo vocale e fisarmonica. Lo spettacolo ruta intorno alle figure di Olga e Manolita che cominciano a cantare insieme per caso, dovendo sostituire un numero mancante in un celebre varietà. Da allora non si sono più lasciate e il loro sodalizio continua, in una lotta perpetua sul contendersi la scena.

Ci raccontate la genesi di questo progetto?
GP:
La nostra compagnia, Città Teatro, è attenta allo studio di tutte le forme del Comico e del teatro popolare, quindi abbiamo, nel 2012, raccolto l’invito di Davide ad iniziare un percorso di ricerca sul teatro di varietà e sull’avanspettacolo, generi molto in voga in Italia fino agli anni ’60.
DS:
Eravamo spinti dalla curiosità di scoprire l’origine dei grandi attori comici italiani, fra tutti Totò e Petrolini. Questa prima fase si concluse con la messa in scena di uno spettacolo Shabadabadà-quasi un varietà, in cui abbiamo cercato di riportare in vita alcuni temi e personaggi di quel teatro. Abbiamo raccolto molto materiale sia letterario che audiovisivo. Uno degli aspetti che mi colpì maggiormente era la conflittualità fra le “stelline” di quel piccolo mondo, dove a volte si lottava per avere il nome più grande sui manifesti. Così durante una prova, ebbi l’intuizione del duo canoro, due finte gemelle che litigano sempre ma quando è il momento di cantare riescono a sorprendere. Conclusa l’esperienza di Shabadabada, abbiamo capito che dietro i personaggi di Olga e Manolita c’era un mondo da scoprire che meritava uno spettacolo a sé. Così sono nate le gemelle Mejerchold. Il nome vuole essere un omaggio al regista russo Vsevolod Ėmil’evič Mejerchol’d, allievo di Stanislavskij e fondatore del Teatro Studio di Mosca, nonché inventore della biomeccanica teatrale, sistema di educazione dell’attore che eleggeva fra le principali fonti di ispirazione le tecniche tipiche dei comici italiani.

Quali sono i punti di forza dello spettacolo? Perché è da vedere?
DS:
Lo spettacolo vive del conflitto incessante fra le due dive che, pur dichiarandosi gemelle, sono l’esatto opposto l’una dell’altra. Questo conflitto è declinato secondo il linguaggio della visual comedy. Il parlato è ridotto al minimo ed è basato oltretutto su una mescolanza di lingue pressoché incomprensibile, mentre testi compiuti appaiono nelle molte canzoni in italiano e spagnolo. Abbiamo così un’alchimia di elementi che comunicano in modo para-verbale e non-verbale. Lo studio dei nostri personaggi è passato proprio per le tecniche della biomeccanica e della Commedia dell’Arte per approdare all’arte del clown ed è diventato una palestra incredibile per il lavoro dell’attore. Raramente ho visto due attrici che riescono ad avere una tale energia e a mettere insieme il canto, la comicità e la femminilità in modo così originale e sorprendente.
GP:
Olga e Manolita sono due perfetti modelli di imperfezione in cui tutte le donne possono riconoscere le proprie fragilità. Ma allo stesso tempo sono due veri animali da palcoscenico, pronte a reagire ad ogni imprevisto con eccezionale energia e verve comica. Credo che ironia ed auto-ironia facciano delle gemelle Mejerchold non solo uno spettacolo di teatro all’italiana che sa far divertire gli addetti ai lavori che vi riconoscono le tecniche e i virtuosismi del teatro d’arte, ma anche il pubblico puro, compresi i bambini (speriamo ve ne siano, numerosi!), i quali si divertono con dispetti e ripicche delle due capricciose dive e si inteneriscono ai loro “fiaschi”.

Cosa significa per voi andare in scena a New York?
DS:
È una grande soddisfazione, ma allo stesso tempo una prova, perché sono curioso di vedere come risponde un pubblico internazionale rispetto al pubblico italiano. Credo che sia un passaggio importante nella ricerca di un linguaggio teatrale universale.
GP:
La sfida è essere in grado di far ridere anche il pubblico americano sfoderando tutti i nostri talenti di attrici. C’è soddisfazione per questa occasione, ma confesso anche un pizzico di paura: per le gemelle è il “fiasco” (nel clown è quel momento in cui il meccanismo si inceppa e si incorre nella vergogna della figuraccia) il leit-motiv della carriera, eppure queste due soubrettes cadono e si rialzano con la forza d’animo data dalla loro grande voglia di farcela…e ce l’hanno fatta: sono arrivate a New York! Non vi fa già venire voglia di fare il tifo per loro?

Giorgia, ti sei ispirata a qualcuno in particolare per costruire il tuo personaggio?
GP:
Oltre al patrimonio genetico mio e di Francesca, durante i mesi di prove ci siamo nutrite di tante immagini e film: il personaggio di Olga è ispirato alla meravigliosa Sciantosa di Anna Magnani, ma anche alle dive dei telefoni bianchi e del cabaret tedesco. In quello di Manolita c’è la tenera Gelsomina del film La strada di Fellini, un maestro a cui dobbiamo tantissimo ma anche la spietata coreografa ungherese di Franca Valeri in Luci del Varietà, Franca è un’attrice e autrice teatrale straordinaria a cui ci inchiniamo! L’istintuale rapporto di conflitto fra Olga e Manolita è poi stato “scientificamente” strutturato sulle dinamiche della coppia Clown bianco/Augusto, opportunamente declinato al femminile.

Olga e Manolita, l’una l’opposto dell’altra o due personaggi complementari?
GP:
Naturalmente complementari, sia nel palco (una è lenta l’altra rapida, una è alta l’altra bassa, una è goffa, l’altra precisina), che nelle vita: il rapporto lavorativo fra Giorgia e Francesca fa sì che l’una supporti (e tenga a bada!) l’altra. Siccome siamo così diverse i litigi sono all’ordine del giorno, ma mai sui principi, che sono comuni e ci vedono molto complici. La complementarietà nel canto è stata una chiave di volta nel nostro rapporto: il canto ha un enorme potere armonizzatore, cantare fa bene e cantare e fare musica insieme aiuta a superare i conflitti. Ci ha aiutato la scoperta di un impasto naturalmente piacevole: abbiamo iniziato a duettare ad orecchio, per poi andare ad affinare l’esecuzione con l’inserimento della fisarmonica, che tra l’altro nelle mani di Tiziano Paganelli diventa una vera e propria orchestra. Non dimentichiamo il fondamentale ruolo di Vladivostok, il polistrumentista accompagnatore delle Dive, nel bilanciare armoniosamente le dinamiche familiari!

Lo spettacolo ruota intorno alla Commedia dell’arte e al Teatro Italiano del primo ‘900. Come credete reagirà il pubblico newyorchese?
DS:
Questa è una domanda alla quale potremo rispondere dopo l’ultima replica. Quello su cui contiamo è che c’è un‘universalità delle situazioni teatrali e comiche e questa universalità è basata su qualcosa che ogni uomo e donna sulla terra può sperimentare nei limiti del proprio corpo.
GP:
Io credo che il pubblico si sentirà a casa. Avendo puntato a lungo il nostro sguardo sul teatro popolare sappiamo quanto è importante far sentire partecipe lo spettatore, fargli percepire che è proprio lui il destinatario dei nostri sforzi, donare un senso di felicità. Certo, l’emozione e finanche la paura del fiasco, tanto per restare nel linguaggio clownesco, c’è sempre: io in particolare sento sempre il terrore ad ogni replica! Tuttavia mi rincuoro pensando che il nostro viaggio è anche una testimonianza della produzione del nostro territorio, della nostra cultura: esiste un così forte legame fra Italia e Usa, quasi un cordone ombelicale, fatto di radici, storia in comune, mito, ammirazione reciproca, affetto, che ci aspettiamo un vero abbraccio familiare.

Le Gemelle Mejerchold saranno in scena al Bernie Wohl Center il 17 maggio alle ore 20 e al The Brick Theatre di Brooklyn il 18 maggio alle ore 20.

Per maggiori informazioni: InScena

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