regia Simone Derai
con Marco Menegoni, Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor, Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi, Francesca Scapinello/Viviana Callegari/Eliza Oanca
costumi Serena Bussolaro e Simone Derai
musiche e sound design Mauro Martinuz
video di Simone Derai e Giulio Favotto con Domenico Santonicola (Socrate), Piero Ramella (Alcibiade), Francesco Berton, Marco Ciccullo, Saikou Fofana, Giovanni Genovese, Elvis Ljede, Jacopo Molinari, Piermaria Muraro, Massimo Simonetto
maschere Silvia Bragagnolo e Simone Derai
riprese aeree Tommy ilai e Camilla Marcon
concept ed editing Simone Derai e Giulio Favotto
direzione della fotografia e post produzione Giulio Favotto / Otium
drammaturgia Simone Derai e Patrizia Vercesi
produzione Anagoor 2016
co-produzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies e con il supporto di Bando ORA! Linguaggi Contemporanei produzioni innovative
Piccolo Teatro Studio Melato dall'11 al 15 aprile 2018
Centrali nel discorso sull'educazione, la pedagogia e la cultura, sono i libri, centrali nella seconda scena, quella che, nell'andirivieni temporale dello spettacolo, corrisponde all'ottobre 2000. Libri bagnati e spremuti, libri aperti per terra, libri buttati come scartoffie a formare un cumulo su cui si butta uno studente che viene poi sommerso. I libri sono il deposito del sapere, i suoi mattoni edificanti, gli strumenti di insegnamento, ma possono essere anche scadenti manuali scolastici. Proprio Socrate non aveva voluto scrivere nulla, mentre Vitaliano Caccia si presenta alla commissione d'esame, con il suo proposito di sterminio, senza portare libri con sè: l'assenza di libri in qualche modo lo associa al filosofo ateniese.
La struttura portante scenografica di Socrate il sopravvissuto / come le foglie è una classe, con le sedie e i banchi. Se nella Classe morta Kantor faceva sedere vecchi e bambini, gli Anagoor fanno combaciare vita e morte, gli alunni seduti che si accasciano e penzolano, già ammazzati dal compagno. Alunni che sono disposti frontalmente rispetto al pubblico dello spettacolo, che gioca sulla direzionalità: da subito per esempio il professore è di spalle rispetto agli spettatori. Ma le sedie e i banchi possono anche spostarsi da soli, scardinando ogni punto fermo.
Tra Socrate, e Platone, e Antonio Scurati, lo spettacolo si nutre anche di brani di Cees Nooteboom, spettatore in prima linea dei drammi del Novecento, di Gurdjieff, per cui pure è importante la pedagogia, citazioni di von Kleist, e sfoggia materiali eterogenei. Dai video, quello di Socrate e un altro fatto di lunghe riprese aeree di periferie, cave, propaggini di degrado industriale che diradano verso la campagna, il vuoto. A momenti di teatrodanza come quello finale che cadenza il tragico epilogo, accompagnando così il cortocircuito temporale nel cruciale settembre 2001.
@Giulio Favotto