con Jurij Ferrini, Francesco Gargiulo, Maria Rita Lo Destro, Federico Palumeri, Stefano Paradisi, Andrea Peron, Marta Zito
costumi Paola Caterina D’Arienzo; scenografia Eleonora Diana; luci e suono Gian Andrea Francescutti; regia Jurij Ferrini
Progetto U.R.T. in collaborazione con 53° Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Di riscrittura si deve parlare per uno spettacolo in cui si ride tanto senza dimenticare le originali fondamenta: negli sgargianti e moderni costumi di Paola Caterina D’Arienzo, ecco irrompere Zanetto, ingenuo e credulone, che dalla maschera della Commedia all’improvviso di Goldoni diventa effeminata rockstar alla ricerca di un matrimonio di facciata, e subito dopo il suo gemello Tonino, affascinante seduttore dai burberi modi innamorato ricambiato di Beatrice quanto il fratello lo è di Rosaura. Un gioco di coppie fondato sullo scambio di persona, sulle identità nascoste, che si presta a continui equivoci e situazioni comiche destinate a coinvolgere i quattro amanti, al pari di una comunità di non meno divertenti personaggi.
A suo particolare agio nella scrittura magmatica ed in continua evoluzione, a tratti molto diretta ma mai incline alla volgarità, Jurij Ferrini costruisce uno spettacolo caricaturale, dove situazioni e personaggi sembrano essere la versione tragicomica di temperie sociali e tipi umani: dal ritratto hippy di una generazione senza riferimenti alla microcriminalità che sfrutta affari edilizi, dai pagamenti in nero alla lenta agonia di uomini rovinati dal gioco d’azzardo sulle cui tracce si gettano spietati avvoltoi. Si ride tanto, talvolta di pancia più spesso di testa, pensando a come dietro alla gag o alla battuta si nasconda l’impietoso ritratto di una società per nulla modello, vivere civile che paga un caro prezzo a vizi atavici come corruzione e delazione per una generale crisi morale: è uno spettacolo ponte I due gemelli, ideale anello di congiunzione di epoche diverse che Balasso nella scrittura e Ferrini nella resa scenica rendono assai più vicine di quanto il calendario ci possa indicare, con la magia del teatro che traghetta la commedia figlia dell’illuminismo in una contrastata epoca moderna dalle mille contraddizioni.
E nel continuo gioco di specchi tra anni così lontani c’è anche spazio per il teatro che fa il verso a se stesso con la serva Colombina lamentarsi delle scarse risorse che costringono sette attori ad interpretare più di venti ruoli, o il dottor Balanzoni incantarsi come un disco rotto prima di esser ripreso dal Capocomico Ferrini "perché la commedia prima o poi deve finire": due ore abbondanti più intervallo che scivolano via grazie ad un’interpretazione vivace, a partire da Jurij Ferrini assai ispirato nel doppio ruolo dei gemelli diversi, maschera perfetta di ambiguità e forza nel definire due uomini accomunati dalla ricerca di un’identità a lungo perseguita, e forse mai raggiunta. Insieme a lui dividono lunghi e meritati applausi i validissimi giovani scudieri: se Maria Rita Lo Destro e Marta Zito egregiamente assolvono alle quote rosa, Federico Palumeri, Francesco Gargiulo, Andrea Peron e Stefano Paradisi si fanno apprezzare per l’assoluta versatilità nel continuo scambio di ruoli e personaggi, motore di una serata divertente ed ironica che, nel farsi allegorico ritratto di un’umanità tutt’altro che perfetta, lascia al divertito spettatore un retrogusto di consapevole amarezza.
I due gemelli ©-luigi-cerati.jpg