regia Marco Lorenzi
con Christian Di Filippo, Francesco Gargiulo, Barbara Mazzi, Alba Maria Porto, Angelo Maria Tronca
light designer Eleonora Diana; manifesto Daniele Catalli; distribuzione Valentina Pollani; organizzazione Annalisa Greco; ufficio stampa Raffaella Ilari
Produzione ACTI Teatri Indipendenti / Il Mulino di Amleto con la collaborazione produttiva di Campo Teatrale, Milano con il supporto di Residenza IDRA nell’ambito del progetto CURA 2018 con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
Spettacolo finalista al Premio Scenario 2017
I protagonisti della non-famiglia della Barile non hanno nomi, sono pirandellianamente una Madre dai capelli ormai grigi, con tanto di stampella a sorreggerne le incerte movenze, un tempo convinta rivoluzionaria e femminista, forse anche terrorista, ora impegnata a trasmettere sogni e passioni di una vinta intera a Figlia e Nipoti in realtà lontani anni luce dal suo universo esistenziale: destinataria prima dei precetti materni dovrebbe essere la Figlia, donna di indole superficiale che trascorre il tempo tra riviste patinate e ameni divertissment, su cui la pressione in ottica di emancipazione e trasgressione avrà alla fine tragiche conseguenze per l’intera collettività. E poi ancora il Figlio, invano impegnato ad affermare e far accettare la propria omosessualità, o la Figlia, fragile creatura dagli ancor più fragili equilibri in perenne lotta con l’accettazione del proprio corpo: da ultimo il Padre per tutti Minus, nomen omen, marito maschilista e genitore impalpabile che nient’altro attende se non la morte della suocera per ereditarne la casa al mare.
La scrittura della Barile, parola di per sè già molto teatrale, ha il pregio di essere un contenitore all'apparenza colmo di suggestioni ed immagini, in realtà dalla consistenza magmatica che ben si presta a possibili manipolazioni: con queste premesse Marco Lorenzi al meglio ricopre il ruolo di architetto, più che di regista, artefice di un impianto narrativo e visivo che regala alla commedia toni tanto lugubri quanto grotteschi. Pathos ed inquietudine aggrediscono lo spettatore nella scoperta di come sogni e progetti del passato diventino presenze sempre più ingombranti per nuove generazioni del tutto aliene alla sensibilità ed alla consapevolezza che accompagnarono le vite dei loro genitori: attimo dopo attimo la scena spoglia è invasa da nuvole nere per l’inevitabile declino di una cellula famigliare dietro cui si nasconde, o forse ben si palesa, il definitivo tracollo di un‘intera epoca.
Macabra farsa condita da un coinvolgente humour noir, Senza famiglia si risolve in ottanta minuti filati con Angelo Maria Tronca, inquietante Virago en travestì, Barbara Mazzi, Christian di Filippo, Alba Maria Porto e Francesco Gargiulo splendidi interpreti, schiacciati da una visione della vita limitata ed autolesionista, attori di una quotidiana lotta alla ricerca di amore e certezze.
Senza famiglia (ph M.Giusto).jpg