scritto da Claudia Castellucci
regia vocale di Chiara Guidi
interpretato da Claudia Castellucci e Chiara Guidi
musiche Scott Gibbons, Giuseppe Ielasi
fonico Andrea Scardovi
produzione Societas
Le due anime fondatrici della Socìetas costruiscono un doppio, vestite con lo stesso abito vintage, sobrio, a tartan, come un vestito “della nonna” per loro che si definiscono megere, con in mano un libretto, recitando all'inizio all'unisono, per poi scindersi, scomporsi, dall'uno, passare alla forma del dialogo con un differente registro timbrico. Sono due personaggi assolutamente beckettiani, che attingono in molti modi dall'autore del teatro dell'assurdo. Da un lato l'esplorazione esistenziale di Vladimiro ed Estragone, dall'altro la fissità di Winnie o di Nagg e Nell, e la pedana come quella di Quad.
Le due donne sul palcoscenico si interrogano sulle domande cardine dell'uomo, sull'esistenza di un Dio, sul destino dell'umanità, sul bene e il male, sul libero arbitrio. Usano un'inflessione dialettale che ci porta ancora a una dimensione di semplicità, immediatezza. Non è un dotto linguaggio accademico. E arrivano a enucleare la rispondenza stessa di suoni e lettere, di parole e significati. Il flusso della loro voce è intervallato da messaggi pubblicitari proiettati, semplici slogan scarnificati, subliminali che mettono in un unico tritacarne massificante la microgiustizia con i fagioli borlotti.
Si arriverà a una deflagrazione sonora, come un big bang. Spesso le due protagoniste fanno riferimento a stati primari, come l'infanzia o o di regressione come la follia, condizioni in cui è più naturale pensare ai massimi sistemi. E spesso utilizzano filastrocche, come il Girotondo, storpiate («Tutti cascano a terra tranne noi»). Ricorre il tema della rotazione che si traduce in un movimento delle attrici attorno a se stesse, ma rimanendo immobili, grazie a elementi girevoli della pedana. È il senso stesso di uno spettacolo che si avvita, come un generatore continuo di domande.
@L.Ghedini