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La rivoluzione dei giovani secondo I GIUSTI 
a cura di Roberto Canavesi
Visto a San Pietro in Vincoli di Torino venerdì 21 aprile 2023
drammaturgia e regia Lorenzo De Iacovo 

con Alessandro Cassutti, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Stefano Paradisi, Carola Rubino, Elia Tapognani 

assistente alla regia Erica Landolfi; scene Marina Conti; luci e suono Adriano Antonucci; consulenza costumi Monica Cafiero; illustrazione di Silvia Gariglio 

Produzione A.M.A. Factory su progetto artistico Crack24. Un ringraziamento speciale a Santibriganti Teatro
Entrando in sala e limitandoci al titolo, I giusti, il pensiero corre alle pagine di Albert Camus, al suo drammone in cinque atti di matrice politica ambientato nella Russia di inizio Novecento: a fine serata, trascorsi i (forse eccessivi) cento minuti filati, si rivaluta il sottotitolo, (o anche) quella per nulla scontata fatica di diventare grandi, e la prospettiva si ribalta certificando che il riferimento letterario altro non è se non un generico punto di partenza. 

Scritto e diretto da Lorenzo De Iacovo per il collettivo torinese Crack 24, I giusti "(o anche) quella per nulla scontata fatica di diventare grandi" a metà strada tra sogno e realtà è parabola politica su intraprendenza giovanile e spirito rivoluzionario da intendere come volontà di sottrarsi a schemi e regole dettate da un contesto sociale in cui non ci si identifica: di pretesto in pretesto, se il testo di Camus è il punto di partenza aulico dell’intero progetto, la vicenda portata in scena dai sei interpreti è ambientata in un anonimo borgo insulare la cui quotidianità è sconvolta dalla scelta di aprire un nuovo centro commerciale che, nelle intenzioni dei finanziatori come della fragile amministrazione locale, dovrebbe portare ricchezza, lavoro e turismo. Niente di nuovo, si potrà pensare, se non fosse che il prezzo da pagare è il sacrificio di quel parco pubblico in cui intere generazioni hanno trascorso indimenticabili giornate, vissuto i primi amori, giocando e correndo tra i vialetti alberati: l’abbattimento di un albero secolare diventa il pretesto di Tommaso e i suoi amici per avviare la loro rivoluzione, per far capire ad un mondo degli adulti apparentemente cieco, in realtà molto attento alla disarmante logica del do ut des, che le nuove generazioni possono e devono intervenire per modificare il corso del futuro, per nulla decise a subire passivamente volontà altrui nelle quali non si riconoscono. 

Servendosi di una densa scrittura popolata dall’alternarsi di personaggi e situazioni che partono dalla rappresentazione di conflitti generazionali con genitori, al pari di querelle sentimentali tra giovani studenti, con il passar dei minuti i toni da commedia mutano in tragedia: il fulcro del racconto diventa la lotta dei giovani contro il sistema con l’albero incriminato scelto come fortino da difendere a ogni costo, se necessario anche con gesti estremi e radicali. Il finale, di per sé quello si un po’ romanzato, è epilogo aperto che nel lasciare spazio a tante domande, in primis se esista un prezzo per la difesa di quello in cui crediamo, ha il merito di non fornire risposte, semmai smuovere nello spettatore quelle pirandelliane "corde civili" che abitano le coscienze di ognuno di noi. 

Alessandro Cassutti, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Carola Rubino, Stefano Paradisi ed Elia Tapognani sono interpreti versatili e coinvolti nella rappresentazione di un disagio, la per "nulla scontata fatica di diventare grandi", che non dovrebbe esser solo patrimonio dei giovani, semmai da loro prender le mosse per coinvolgere quella società spesso prigioniera, per evidenti interessi e semplice pigrizia, di logiche tanto utilitaristiche quanto miopi.
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