Drammaturgia e regia Michele Mariniello
Con Sara Drago
Assistente alla regia Nicolò Valandro; Scenografia Silvia Cremaschi; Sound design Fabrizio Frisan; Testi rap Giancarlo Latina; Registrazioni Eleonora Bombassei, Sara Guarnieri
Produzione ServomutoTeatro
L’intera operazione prende spunto dal romanzo francese per poi svilupparsi in chiave attuale, con modalità del tutto indipendenti, immaginando la Fantine di Hugo non nell'originario contesto, semmai abitante di una delle tante anonime e tutte uguali periferie di una moderna grande città: qui l'antieroina dei giorni nostri è ritratta su di un letto di ospedale negli attimi che precedono la sua morte. In grembo porta il frutto di un amore a lungo sognato, intensamente vissuto, e troppo in fretta finito, per il quale il destino riserverà quel futuro da orfano vissuto dalla stessa Fantine, la cui madre pensò bene di abbandonare la famiglia lasciando al consorte l’arduo compito del doppio ruolo genitoriale.
Situazione al limite da cui parte il più classico dei flashback che vede la giovane rivivere l'intera esistenza, gli anni della scuola, l'adolescenza, l'incontro in autogrill con l’uomo destinato a renderla madre: il racconto diventa percorso narrativo in cui dar forma alla ricerca del senso di una vita intera, itinerario scandito da una grande umanità che sbatte in faccia allo spettatore non tanto il dramma di una singola donna, quanto la realtà di innumerevoli persone che oggi, come la Fantine di Victor Hugo, si trovano a combattere con una quotidianità ai margini fatta di privazioni e difficoltà, sullo sfondo di un contesto sociale ed urbano che tende ad appiattimento ed omologazione.
Nella riscrittura di Mariniello Fantine diventa perfetta sintesi tra le tensioni di Victor Hugo e le non meno universali inquietudini di una figlia del nostro tempo alle prese con la disperazione del quotidiano: tragedia e commedia si alternano nella recitazione di una Sara Drago che definire stupenda è forse riduttivo. Muovendosi con incredibile sicurezza tra differenti registri espressivi, dallo slang alla rima passando per il rap quanto mai attuale, impressionante in presenza e maturità scenica assai rare per la sua generazione, la trentenne brianzola ha fatto del personaggio una sua seconda pelle, meritando i numerosi applausi tributati con calore dall'attento e divertito pubblico.
La speranza è che una sempre maggiore attenzione negli indirizzi di programmazione dei teatri, "politica culturale" molto spesso afflitta da incomprensibile miopia, possa rappresentare per questa ed altre operazioni il miglior viatico per una duratura vita scenica.
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