regia di Filippo Dini
con Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi
scene Laura Benzi
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
Produzione: La Pirandelliana in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
In scena al Teatro Manzoni dal 31 ottobre al 17 novembre 2019
Ciò che invece emerge sono tre elementi. Innanzitutto la scrittura di Sergio Pierattini che, lasciando intatto l’impianto di base, offre affilate variazioni sul tema lavorando con finezza sulle psicologie dei personaggi trasferiti nella contemporaneità. A ognuno di loro offre lo spazio per rivelarsi, per mettere a nudo anche i lati più oscuri in questo gioco di doppi in cui la specularità domina. Per ottenere il massimo c’era però bisogno di una regia e di un cast su misura. Ci sono entrambi. Filippo Dini riesce ad orchestrare la vicenda concedendo i giusti tempi sia alla comicità più diretta che alla riflessione.
Gli attori aderiscono al progetto con grande abilità di cesello. Giovanni Esposito nei panni di Sosia ha il compito non facile di rompere il ghiaccio e lo fa con una lunga ed esilarante telefonata alla madre conferendo da subito al personaggio un mix di cialtronaggine e di ansia esistenziale. Antonio Catania è la summa di alcuni politici nostrani fatta di ignoranza e di furbizia miste a un’assoluta incapacità di guardare al di là di se stessi. Gigio Alberti, effettivo deus ex machina della vicenda, non è solo colui che intende mettere in luce i difetti altrui ma è anche (e soprattutto) il subdolo ingannatore bravo soprattutto nel sedurre senza però saper trasformare la seduzione in un sentimento ‘umano’. Così come il Mercurio di Valerio Santoro, sottoposto come il suo doppio Sosia, ai voleri del suo padrone e come lui pronto a sedurre, senza altra finalità se non il sesso, la cameriera Bromia, una Valeria Angelozzi con i giusti tempi comici nella scena della presunta intrusione dell’immigrato. Barbora Bobulova è Alcmena di cui riesce a portare sul palcoscenico i desideri e le frustrazioni e, soprattutto, la consapevolezza di essere alla fine colei che ha sì goduto del piacere di una notte di passione ma che, al contempo, è stata ingannata ed impedita di scegliere coscientemente. Su tutto aleggia la chiamata al Quirinale del futuro Presidente del Consiglio Anfitrione che, senza arte né parte come si diceva un tempo e anche sbagliando i congiuntivi, governerà il Belpaese. Uscendo resta il piacere di aver assistito a uno spettacolo divertente e intelligente che ci lascia però un’amarezza in più: perché nella realtà certi politici non li ha fatti eleggere Giove. Siamo stati noi.
Anfitrione