regia Carla Carucci
Produzione Tangram Teatro Torino
Sessanta minuti filati per il racconto di una vita da “miracolata” a giudicare dal ritratto che la frizzante interprete offre di sé in una narrazione che la vede venire al mondo da una madre ritenuta sterile: ed ancora infanzia ed adolescenza segnate da ansie genitoriali che conducono dritto ai divani di insigni, e costosi, psicanalisti, per arrivare ai primi amori e ad un presente segnato da incertezza e precarietà, da sempre scomodi compagni di viaggio nella professione d’attore.
Racconta e si racconta la brava Giulia, e lo fa alternando il monologo classico a brevi intermezzi con il pubblico in una formula cui la futura vita scenica dello spettacolo non potrà che giovare in termini di ritmo e fluidità: itinerario personale, a tratti intimo, che si alimenta di storie vere come immaginate, e dove alla fine poco importa sapere se questo o quel passaggio sia o meno vita vissuta, tanto più che a chiudere il cerchio ci pensa lui, Ugo, "dispettoso spiritello” che accompagna Giulia in ogni suo agire, e verso cui il pubblico è invitato a scaricare una gragnuola di finti pomodori. Sarà proprio la sua invisibile presenza a ricordarci come tutti noi, ad ogni età e quale che sia il nostro ruolo, siamo e rimaniamo essere fallibili e perfettibili, uomini e donne che tutto potranno e dovranno far nella vita fuorché mai prendersi troppo sul serio.
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