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Cous Cous Klan
a cura di Giampiero Raganelli
Visto al Teatro Elfo Puccini il 12/12/2017
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo 

drammaturgia Gabriele Di Luca 
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi 
scene Maria Spazzi 
costumi Erika Carretta 
musiche originali Massimiliano Setti 

con Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi 
voce fuori campo Andrea Di Casa 
luci e direzione tecnica Giovanni Berti 

una coproduzione Teatro dell’Elfo, Teatro Eliseo, Marche Teatro



in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana e Corte Ospitale – residenze artistiche

Durata: 120'

12-31 dicembre 2017, Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare
È bastato dare la bomba atomica al Papa per scatenare la Terza guerra mondiale, diceva Woody Allen nella versione italiana de Il dormiglione. Lo scenario postapocalittico messo in scena dalla compagnia Carrozzeria Orfeo, con la drammaturgia di Gabriele De Luca, parte da basi simili. Non più un contesto postatomico ma semmai post-idrico, dove seguendo le previsioni più fosche dei movimenti per la giustizia globale, la catastrofe non sarà rappresentata da una guerra nucleare totale ma dalla privatizzazione dell'acqua, un bene che diventerà sempre più prezioso fino a sostituire per importanza il petrolio e a generare guerre per contenderselo. Un mondo dove, se finanche un bene primario venisse privatizzato, secondo un processo in realtà già in corso, aumenterebbe il divario sociale generando una massa di esclusi alla ricchezza. Si creerebbero nuove barriere anche fisiche, o si rafforzerebbero quelle esistenti, tra chi ha accesso alle risorse e gli esclusi. E nello scenario fantapolitico inquietante, tratteggiato nello spettacolo, ha un ruolo anche il Vaticano, come deduce da alcuni dialoghi dei personaggi. Dopo lo scenario della guerra degli Stati Uniti contro il Messico, nel loro spettacolo cult Thanks for Vaselina, la compagnia propone ora un nuovo contesto fantapolitico grottesco. Ma l'aspetto orwelliano sembra in realtà più che altro un pretesto per mettere in scena un nuovo microcosmo di derelitti, dopo quello di Animali da bar

Nella scenografia due roulotte incrostate e una macchina abbandonata. Nella prima vivono tre fratelli orfani, Caio, un ex-prete, Achille, sordomuto e omosessuale, Olga, con un occhio bendato. Nell'altra Mezzaluna, immigrato musulmano. Arriveranno anche Aldo, ormai ex-borghese in fuga, che si riparerà in macchina, e Nina, ragazza sensuale che porterà scompiglio nel gruppo. Quello che persegue la compagnia è portare a teatro un'umanità primigenia, marginale, una lotta per la sopravvivenza, dentro un universo amorale, che ha perso ogni senso delle regole, del convivere civile, dove sono saltati i freni inibitori, dove si esprime liberamente la sessualità come nella torrida liason tra Olga e Mezzaluna. Un teatro di fisicità da un lato, ma anche di personaggi in apparenza caricaturali. Ma alla fine ognuno di loro è scandagliato nella propria umanità. Personaggi resi dal grande lavoro degli attori, valga per tutti la parlata da disabile di Achille nel lavoro attoriale di Alessandro Tedeschi

Un teatro provocazione quello della Carrozzeria Orfeo, un teatro che gioca con il politicamente scorretto, nel parlare di disabili, omosessuali, immigrati e religione, e nell'estremo affondo blasfemo della reliquia del prepuzio di Gesù Bambino. Una rappresentazione che si spinge in là nel grottesco, con spiragli di comicità. Ma che in fondo aspira a fotografare il contemporaneo, la realtà tirata fino alle estreme conseguenze. Uno spettacolo incontenibile, al punto che fatica a trovare una naturale chiusura.
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