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Edith Piaf, quasi un récital
a cura di Donatella Codonesu
L'artista al declino rivive nelle sue canzoni grazie alla sensibile interpretazione di Melania Giglio
di Melania Giglio, regia Daniele Salvo
con Melania Giglio e Martino Duane, impianto scenico Fabiana Di Marco, costumi Giovanni Ciacci

Visto all'Off-Off Theater di Roma il 28 novembre 2017
Bruno Coquatrix, l'impresario del celebre Olympia di Parigi, arriva in un appartamento lugubre e polveroso. E’ 1962 e la carriera di Èdith Piaf si è avviata al declino, l’usignolo di Francia è abbattuta dal grande lutto (la perdita dell’amante, di cui si sente responsabile), da una dolorosa artrite e dallo smodato consumo di alcol che ben due volta l’hanno portata al coma epatico. Fisicamente piegata, spenta e tremante, si rianima nei dialoghi con l’amico impresario che ne ha fatta una diva e che ora è qui a reclamare la sua presenza sul palco ancora una volta.

La trama è tutta qui, la scena buia raccoglie vecchi tappeti, vecchi dischi, vecchie poltrone. La regia è fumosa, cupa, ma vibrante nei momenti in cui Edith torna a cantare, improvvisamente carica di energie. Lo spettacolo è quasi una scusa per mettere in scena un récital, cui gli attori, Melania Giglio e Martino Duane, entrambi indiscutibilmente in parte, fanno da sostegno. Come ci si aspetta mettendo in scena una tale iconica artista, sono infatti le canzoni il senso vero della piéce, ed è l’abilità interpretativa di Melania Giglio a dare il senso vero e profondo ad un testo messo giustamente a servizio del personaggio.

Nel dramma che precede la fine acquista una leggerezza inaspettata la voce roca di questa donna nervosa e arrabbiata con la vita. La forza e il limite di Edith sono nel suo lato oscuro, nel freddo dei marciapiedi che mai ha abbandonato le sue ossa, nella miseria della strada che il suo animo non ha mai dimenticato. E il suo canto ha una potenza insospettabile, librandosi da un corpo contorto, mettendo a nudo all’improvviso tutta la fragilità di un’anima segnata, disperatamente sola, da sempre e nonostante tutto.

Il risultato è un trascinante viaggio attraverso la tragica poesia di questa grande artista del Novecento, gli applausi scrosciano entusiastici e interminabili.



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