Una moglie scrive all'ormai ex marito un'accorata lettera in cui riversa tutta la sua rabbia e quell'insieme di domande che il destino ha voluto rimanessero senza risposta: `si sono sposati giovani – è scritto nella presentazione - all'inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent'anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia”. E se la donna ha mantenuto salde radici in una Napoli dove ha vestito con assoluta onestà i doppi panni di moglie e madre, il marito si è per lungo tempo diviso tra la famiglia e Roma, luogo paradisiaco per abbandonarsi tra le braccia di una giovane compagna. Desiderio di libertà a lungo perseguito ed intensamente vissuto alla fine destinato a rivelarsi in tutta la sua pochezza, spingendo l'uomo a ritornare sui suoi passi per tornare alla famiglia, abbandonata anni prima, con un prezzo altissimo da pagare in termini di generale risentimento: `che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è più radicale dell'abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre”.
La parola scritta di Starnone diverrà in scena una struggente e grottesca sinfonia del dolore, excursus nei meandri dei sentimenti umani per delimitare i confini del fallimento di un'intera generazione da un lato non in grado di estraniarsi dagli ideali di libertà e indipendenza, dall'altro incapace di opporre resistenza alla collettiva degenerazione.
Produzione Cardellino Srl, diretta da Armando Pugliese, con Silvio Orlando, Pier Giorgio Bellocchio, Roberto Nobile, Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera e Matteo Lucchini, per Lacci due settimane di repliche martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, domenica alle 15.30: biglietti ad Euro 37 ed Euro 31 con info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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