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UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Palazzo delle Feste di Bardonecchia sabato 29 luglio 2017
di Vincenzo Cerami

con Massimo Dapporto, Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Matteo Francomano, Federico Rubino 

regia Fabrizio Coniglio con le musiche originali di Nicola Piovani 

Costumi Sandra Cardini

Scene Gaspare De Pascali 

Disegno Luci Valerio Peroni
Se la grandezza di un uomo si riflette in onorabilità e trasparenza, il Giovanni Vivaldi di Vincenzo Cerami è piccolo all’ennesima potenza, e non solo due volte come nel titolo del celebre romanzo del 1976: tragicommedia dalla spiazzante attualità, indimenticata pellicola diretta da Mario Monicelli con Alberto Sordi nei panni del protagonista, la saga dell’anonimo impiegato ministeriale, pronto a tutto pur di garantire un futuro al figlio, rivive per la prima volta a teatro nell’adattamento di Fabrizio Coniglio, sua anche l’equilibrata regia.

Allestimento all’insegna della semplicità, minimale ma non minimalista, con la scena in primo piano a definire i tre ambienti teatro della vicenda, Un borghese piccolo piccolo ha in sé virtù e vizi dell'italico costume: dall'amore per la famiglia da preservare a tutti i costi, nella buona e nella cattiva sorte, alla pulsione, questa sì molto italiana, di cercare sempre una scorciatoia pur di raggiungere i propri scopi. E' così, infatti, che il travet Vivaldi, su imbeccata del suo superiore dottor Spaziani, si trova a sposare la causa della Massoneria per assicurare al figlio il buon esito del concorso ministeriale. Toni comici all'inizio, tipici della commedia all'italiana, presto tramutati in tragedia con la pallottola vagante che pone fine alla vita del giovane Mario, morto tra le braccia del padre proprio il giorno dell'esame, e l'avvio di una personale battaglia del disperato genitore che invece di assicurare alla giustizia l'assassino lo sceglie come vittima di un suo personalissimo disegno di vendetta e di tortura. 

Tutto questo assume i contorni di una piacevole e coinvolgente partitura teatrale che Fabrizio Coniglio assembla con cura, ben consapevole di come Cerami non avesse immaginato il palcoscenico quale approdo finale per il suo racconto: in un adattamento costruito con il fioretto, più che con la sciabola, sono ben restituite le speranze e le attese, le delusioni e la disperazione, che attraversavano un'Italia non molto diversa da quella di oggi, “bel paese” in cui ingegno e capacità non sono sempre immaginati come cardini per la sopravvivenza e l'affermazione sociale. 

Intensa maschera di assoluta (dis)umanità nella definizione del protagonista, Massimo Dapporto è un Giovanni Vivaldi a due facce: affezionato marito e padre di famiglia prima, diabolico e sanguinario torturatore poi, per il ritratto a tutto tondo di un uomo prigioniero di pulsioni di fronte alle quali oppone una flebile resistenza. Insieme a lui dividono il successo della serata, impreziosita dalle musiche originali di Nicola Piovani, gli ottimi Susanna Marcomeni, Roberto D'Alessandro, Matteo Francomano e Federico Rubino.
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    UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO - SCENA HD_ph claudia pajewski-2364.jpg
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