produzione Cie La Feuille d’Automne
con il sostegno alla produzione di Klap/Maison pour la Danse Marsiglia, L’Orange Bleue Eaubonne, L’Apostrophe Cergy- Pontoise
Coreografia e regia Philippe Lafeuille
Assistente Flavie Hennion
Tutulogue Romain Compingt
Luci Dominique Mabileau
Colonna sonora Antisten
Costumi Corinne Petitpierre
Parrucche Gwendoline Quiniou Zentaï, Corinne Barbara
Interpreti David Guasgua, M. Pierre-Emmanuel Langry, Julien Mercier, Guillaume Queau, Vincenzo Veneruso, Stéphane Vitrano
Per più di un’ora gli interpreti dello spettacolo si destreggiano tra i più diversi stili di danza senza riservare sconti a nessuno, inscenando i vezzi e i tic tipici di ogni settore artistico. I costumi eccentrici e originali, che l’anno scorso gli furono rubati proprio a Milano obbligando la cancellazione del tour, colorano il palcoscenico e favoriscono la risata del pubblico che, a sua volta, partecipa con stupore. “Stupore” è forse il termine più adatto per lo spettacolo, perché sin dal primo quadro scenico obbliga lo spettatore a spazzare ogni aspettativa su ciò che lo attende; è impossibile prevedere dove i Chicos Mambo andranno a parare, è impossibile immaginare come possa continuare lo spettacolo, immaginare fino a che punto si spingeranno e chi sarà il prossimo a essere protagonista della loro presa in giro. Ma è proprio la loro inaspettata sfrontatezza che costringe anche il pubblico più rigido a rilassarsi sulle poltrone e lasciarsi andare a rumorose risate.
Tutu è uno spettacolo cinico, tristemente reale, e per questo fortemente vincente. I Chicos Mambo danzano sulle punte, indossano tutu di tulle rosa mentre si esibiscono nella danza rituale maori e danzano sulle note di Dirty Dancing (senza sbagliare la presa finale, Patrick Swayze ne sarebbe orgoglioso), senza regole. O meglio, le regole vengono depennate e riscritte. Perché se è vero che Tutu è uno spettacolo finalizzato al divertimento, è vero anche che Vincenzo Veneruso, unico interprete di origine italiana della compagnia, riesce in quello che tante ballerine classiche falliscono: porta a termine egregiamente la variazione classica del terzo atto de La bella addormentata, il tutto eseguito sulle punte. Ovviamente non manca la sottolineatura dei tratti divertenti (nonché i frequenti segni di preghiera per sopravvivere alla variazione classica), ma Veneruso riesce addirittura nel virtuosismo più complicato e porta a termine tre fouettés consecutivi, sulle punte.
Quindi sì, probabilmente i Chicos Mambo si potrebbero definire dei simpatici mattacchioni, che si prendono gioco degli stereotipi della danza e dello spettatore, ingannandolo e svelando i trucchi di volta in volta. Però sono in primis sei grandi performer, che padroneggiano egregiamente il palcoscenico, provocano il pubblico e lo fanno sentire il vero protagonista della serata. La compagnia nata nel 1994 da Philippe Lafeuille è conosciuta in tutto il mondo per l’autoironia e l’arte di irridere, ma anche per la serietà con la quale porta avanti il proprio credo: l’amore per la danza sopra ogni cosa.
In sala, i Chicos Mambo piantano un seme nell’anima degli spettatori: le cose non sono sempre come le vediamo. Ma per fortuna ci è ancora possibile prenderci un po’ meno sul serio, ridere di noi prima che degli altri ed essere semplicemente noi stessi. Anche se per i poveri performer, questo vuole dire ballare anche con copricapi pelosi a forma di verdura. Dopotutto, la bellezza della danza è il non essere mai uguale a se stessa, e i Chicos Mambo a Milano sono riusciti a far riemergere quel tutu di tulle rosa pallido che esiste in tutti noi, senza vergogna.
@Didier Duval