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I MEMORIALI di Adriano Marenco per una nuova idea di teatro
a cura di Roberto Canavesi
In libreria la trilogia dello scrittore e drammaturgo romano
Croce e delizia del teatro italiano, intorno al concetto di nuova drammaturgia da tempo si sviluppa un dibattito tanto sentito quanto destinato a non risolversi: se per alcuni la presenza nei cartelloni dei "soliti nomi" è la prova evidente della scarsità di nuovi testi meritevoli di esser portati in scena, per altri una visione miope in sede di programmazione penalizza di fatto quell'insieme di autori/autrici su cui varrebbe la pena investire per svecchiare ed attualizzare la programmazione. Come la si pensi il concreto rischio è di rimanere invischiati in una querelle fine a sè stessa, destinata a trascinarsi nel tempo senza che si possano vedere tangibili atti di una politica culturale certo non priva di rischi, per quanto più aperta e coraggiosa.

Nel mare magnum di copioni forse poco conosciuti, ma non per questo meritevoli di scarsa attenzione, ci siamo di recente imbattuti nei tre Memoriali di Adriano Marenco, scrittore e regista romano trapiantato a Torino nonché direttore editoriale della collana teatrale Scena muta per le Edizioni Progetto Cultura, isola felice a conduzione famigliare nel panorama dell'editoria nazionale: Come El Kann per li Agnelli, UnoaZeroPernoi. Sandra C e Il senno di Osvaldo. Giangiacomo Feltrinelli per utopia e paranoia sono i tre tasselli di un ingranaggio di teatro politico che strizza l'occhio alla storia recente del nostro paese riletta con scrittura e stile a tratti surreali e grotteschi.

In Come El Kann per li Agnelli si rilegge l'epopea di quella che è da considerarsi l'ultima dinastia industriale italiana, famiglia dai legami ancor oggi controversi che Marenco rappresenta con toni da tragedia shakespeariana senza con questo forzare la mano ad un destino capace di colpire duro in più riprese tra drammatici incidenti e premature scomparse, misteriosi suicidi e pazzie reali o presunte: scorrendo le pagine dei diciannove quadri di cui si compone il testo, il lettore di oggi (e speriamo spettatore di domani) è portato più al sorriso che alla risata, travolto da una dose di grottesco che trasforma i singoli personaggi in creature alla Pennac. Parenti stretti dei caratteri di quella saga di Malaussène che vuole l’Avvocato Agnelli e parenti diventare personaggi icone sballottati tra rapporti famigliari non cosi idilliaci e conflitti di varia natura, dissidi alimentati da ataviche gelosie e profondi rancori che affondano le proprie radici in un lontano passato, come nel tormentato presente.

Di tutt'altra natura, pagine di enigmatica stratificazione ispirate ad un romanzo simbolo di fine Novecento come Cassandra di Christa Wolf, è il secondo elemento della trilogia, l'unico ad avere già una vita scenica, quell'UnoaZeroPernoi. Sandra C in cui rivive il G8 di Genova e, più in generale, l'impegno attivo della comunità no-global. Se nel primo testo il focus era sull'idea di industria, ora al centro dell'indagine teatrale abbiamo il concetto di verità con i tragici fatti del 2001 visti sotto la lente di ingrandimento del personaggio di Cassandra, profetessa destinata a non esser creduta come punizione per essersi negata ad Apollo: parole pesanti come macigni invadono la pagina scritta "tradendo" lo shock che devono aver rappresentato per l'autore gli eventi genovesi, atti e comportamenti violenti con la moderna Cassandra mescolare mito e realtà, passato e presente, nella definizione di un contesto ancor oggi attraversato da inquietanti zone d'ombra, e dove l'idea stessa di potere è di continuo messa in discussione.

Se con la saga famigliare si era attraversato il secolo breve, per poi lasciar spazio alla stringata analisi di un breve arco di tempo come quello del G8 di Genova, con il terzo ed ultimo copione, Il senno di Osvaldo. Giangiacomo Feltrinelli per utopia e paranoia, si riavvolge il nastro del tempo ritornando indietro agli Anni di piombo ed alla lotta armata degli anni Settanta prendendo a simbolo la storia di Giangiacomo Feltrinelli, editore e non solo: improvvisato attentatore saltato in aria per colpa dalla sua stessa bomba, intorno la figura di Feltrinelli non si è scritto così tanto come si potrebbe immaginare e forse per questo motivo Marenco si concede qualche maggiore licenza a livello di scrittura. Risultato finale è il testo a nostro parere più divertente e forse più coraggioso della trilogia con un'umanità di personaggi far capolino in quello che potremmo definire la grottesca rappresentazione sotto forma di circo delle (dis)umane debolezze.

Composti ed immaginati come specifica trilogia, ma anche fruibili singolarmente, se i testi di Adriano Marenco suscitano sincera curiosità immaginandone l'ipotetica trasposizione scenica, ciò si deve ad un evidente potenziale teatrale che, con modalità differenti, attraversa le loro pagine: il teatro non ha né deve avere l'obbligo di fornire risposte, semmai il compito certo scomodo di scuotere coscienze spesso intorpidite suscitando domande. Convinzione questa rafforzata dalla lettura dei tre Memoriali che, messi al bando moralismi e il tanto citato politicamente corretto, si fanno apprezzare come elemento di stimolo ad una riflessione sulla Storia, con la S maiuscola, di cui si analizzano alcune delle recenti rappresentazioni più controverse con toni ora drammatici e definitivi, ora più grotteschi e leggeri.

Per i Memoriali di Adriano Marenco, in attesa di vederli prender vita sul palcoscenico di un teatro, non resta quindi che darsi appuntamento sugli scaffali di una libreria: ad maiora!
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