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E se felicità e ricchezza non fossero che una questione di like?
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Gobetti di Torino martedì 29 ottobre 2024
testo e regia Emanuele Aldrovandi 

con Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini, Silvia Valsesia 

scene Francesco Fassone; costumi Costanza Maramotti; luci Antonio Merola; ambiente sonoro Riccardo Tesorini; movimenti Olimpia Fortuni; realizzazione maschera Micol Rosso e Cristina Ugo 

Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, ERT Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale
Come diventare ricchi e famosi da un momento all'altro, provocatorio titolo dell'ultimo copione di Emanuele Aldrovandi, richiede allo spettatore una non trascurabile dose di elasticità nel suo essere meccanismo teatrale che "frulla" chi lo osserva facendogli vivere una sorta di viaggio nel tempo con la voce narrante di Ferdinando, apicoltore tardivamente chiamato a fare i conti con il proprio passato. 

E la colpa di cui chiedere ammenda, pagina di vita tragicamente conclusa come si apprenderà solo nell'epilogo, riporta ad un passato che ha visto la compagna del narratore, Marta, fare di tutto e di più nel tentativo di costruire un futuro da starlette per la figlia seienne, quella Emma travolta da egoismi e ambizioni dei più grandi costretta alla fine a rifugiarsi in una scelta di estrema catarsi: per poter realizzare i suoi sogni di grandezza e felicità, assecondando un'inclinazione al disegno ed alla pittura che la figlia sembra palesare, Marta coinvolge Chiara, attrice di cinema in grande spolvero e madre di una compagnetta di asilo di Emma, il cui potenziale social può essere l'ideale cassa di risonanza per trasformare la piccola in una star dell'arte moderna. Complici i confusionari contributi del cognato scacchista Carlo e dello stesso Ferdinando, l'ingegnosa Marta approfitta della festa di compleanno della figlia per innescare quella scintilla che nel più classico degli effetti domino dovrebbe prevedere da parte di Chiara l'acquisto di alcuni quadri di Emma, e la loro conseguente promozione sulle piattaforme social: inevitabile che la situazione sfugga di mano con Emma diventare lo strumento di cui disporre a piacimento per soddisfare avidità e bramosia, leggasi infelicità, di una madre del tutto incapace di riconoscersi nel proprio ruolo.

Da attento conoscitore della parola teatrale Emanuele Aldrovandi confeziona un spettacolo dal ritmo serrato e sostenuto, impietosa "polaroid" di vizi e deformazioni dell'animo umano che vedono genitori sostituirsi ai figli, o peggio ancora servirsi di loro, nel tentativo di realizzare sogni diventati incubi, frustrazioni diventate ossessioni: se a Carlo e Ferdinando è assegnato il compito di alleggerire una tensione a tratti pulsante, è ai singoli round tra Marta e Chiara che l'autore affida il proprio j'accuse verso un'umanità tutta colpevole, nessuno escluso, messa impietosamente alla berlina nella sua insana ed assurda fragilità. 

In una scena modulare con pannelli-arnia di colore giallo a definire spazi non solo fisici, ma anche i nebulosi meandri di coscienze inquiete dietro cui nascondersi, Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini e Silvia Valsesia sono gli ottimi interpreti di una parabola dagli esiti noir a modificare il corso di esistenze colpevoli che solo a giochi fatti (forse) prenderanno tardivamente coscienza di condotte e comportamenti tanto assurdi, quanto ahinoi riflesso dei tempi moderni.
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