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VLADIMIRO, nella solitudine di un teatro chiuso
a cura di Roberto Canavesi
Jurij Ferrini in un "a solo" teatrale di matrice beckettiana
Torino, al Teatro Café Muller, sabato 28 novembre 2020
Anche a teatro il destino assume contorni beffardi se consideriamo il significato di un progetto come Vladimiro che Jurij Ferrini elabora e presenta per il ciclo Solo in teatro promosso dal Cirko Vertigo di Paolo Stratta e Caterina Mochi Sismondi: esito finale della full immersion creativa realizzata negli spazi del Teatro Café Muller, la performance dell’attore e regista piemontese vede un uomo "prigioniero" di un teatro chiuso in compagnia della luce di una telecamera rimasta unico elemento di contatto con il mondo esterno. 
In una pausa delle prove abbiamo rivolto a Ferrini alcune domande per meglio indagare genesi e caratteristiche di un lavoro mai come in questo caso profetico se riferito al drammatico presente.

Il Vladimiro del titolo non può non rifarsi al beckettiano Aspettando Godot: ma se l’originale, insieme ad Estragone, è in perenne attesa di un Godot che mai arriverà, il tuo Vladimiro chi è?
"Il mio Vladimiro è il Vladimiro di Beckett per il quale mi sono immaginato l’esistenza di un ipotetico terzo giorno, successivo ai primi due in cui sono ambientati gli atti di Aspettando Godot. In particolare nel secondo atto ho trovato ed isolato quel materiale a mio parere utile per meglio comprendere il senso di un’opera che nella prima parte rischia di essere tanto divertente quanto incomprensibile: attingendo al testo originario, seguendo il flusso di mulinelli verbali ora divertenti ora angosciosi, ho iniziato a lavorare sugli stralci del personaggio Vladimiro, un individuo che non ha piena consapevolezza di dove sia finito, di dove si trovi il pubblico, di cosa ci sia fuori da quel teatro diventato per lui casa e prigione”. 

Il protagonista è recluso in una sala teatrale mentre fuori il mondo sembra essersi dimenticato di lui: semplice ipotesi drammaturgica o metafora di una provocatoria lettura dell’artista moderno? 
"Sono tutte e due le cose: da un lato è intuizione funzionale ad una precisa proposta che mi è stata fatta, dall’altro riflessione sull’atteggiamento di poco interesse e cura manifestato in questi mesi da parte di chi ci governa. Personalmente sono convinto che anche questa crisi un giorno passerà, ma proprio perché in un domani, speriamo prossimo, potremo parlarne al passato questa può e deve essere l’occasione per non abbassare la guardia, sperimentando e impegnandoci nella ricerca di nuove forme di contatto con il pubblico. Ed in questa ottica il personaggio di Vladimiro è depositario di una sua specifica innocenza, di quello sguardo naif che permette di guardare il mondo da fuori, o nel suo caso da dentro, con lo stupore dei bambini”.

Chi si nasconde dietro la luce rossa con cui Vladimiro si relaziona, come se la telecamera da cui proviene fosse una persona fisica in grado di ascoltarlo? "Né Vladimiro, né Jurij riescono a definire questo luogo-non luogo: e tutta l’operazione si muove nella direzione di uno spazio destinato a riempirsi di contenuti senza che interprete e personaggio abbiano piena consapevolezza di chi in realtà si nasconda dietro quella luce. Io non so cosa la gente vedrà, e nella veste di artista vivo questa esperienza come possibile esperimento per un nuovo modello di comunicazione teatrale, sorta di possibile piazza virtuale ogni volta popolata da storie e personaggi diversi per un’offerta il più possibile diversificata e variegata”

Teatri chiusi, poi riaperti ed ora richiusi non senza polemiche: cosa significa per un’artista, oggi, vivere un’esperienza di residenza in solitaria come quella prevista del ciclo "Solo in teatro"? 
"Sono innanzitutto grato a Paolo e Caterina per un’opportunità che rappresenta in assoluto la mia prima esperienza in questo genere di creazione solitaria: considero il loro invito, e più in generale l’intero progetto, un importante atto di coraggio tanto per i tempi che ci troviamo a vivere, quanto per una struttura che non si limita all’evento performativo del sabato sera, ma si arricchisce, utilizzando strumenti tecnologici all’avanguardia, di resoconti video ed interviste per meglio dettagliare la genesi della proposta. Sarebbe per me bello in futuro poter sviluppare, accanto al doveroso lavoro in presenza in un teatro, l’idea di un filone parallelo di creatività mediata dal mezzo televisivo: lo vedrei come un possibile arricchimento che potrebbe e dovrebbe coinvolgere molti artisti, non da ultimi quelli che hanno già lavorato in questa direzione in un passato, per noi oggi preistoria, dove il teatro in televisione è stato in grado di ritagliarsi un non trascurabile spazio”

Progetto ideato, diretto ed interpretato da Jurij Ferrini, per Vladimiro appuntamento al Teatro Café Muller di Torino sabato 28 novembre alle 21 con visione in streaming sul sito www.niceplatform.eu dove saranno anche presenti le informazioni per acquisto biglietti.
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