adattamento di Valerio Binasco
con Valerio Binasco, Giordana Faggiano, Orietta Notari, Rosario Lisma, Lorenzo Frediani, Franco Ravera
regia Valerio Binasco; scene e luci Nicolas Bovey; costumi Gianluca Falaschi; regista; assistente Roberto Turchetta; assistente regia Giulia Odetto; assistente costumi Anna Missaglia
Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
Tipicamente pirandelliano, l’intreccio incrocia i destini di un uomo dal passato oscuro, Angelo Baldovino, con quelli di una giovane donna, Agata Renni, creatura all’apparenza fragile che porta in grembo il frutto della relazione con il Marchese Fabio Colli, nobile decaduto impossibilitato a separarsi dalla moglie. Urge un escamotage, ed ecco che il cugino dell’uomo, Maurizio Setti, intravede come possibile soluzione le nozze bianche tra Baldovino e la Renni, matrimonio di facciata per consentire ai due amanti di continuare la loro relazione sotto lo sguardo vigile della signora Maddalena, madre di Agata: in cambio, per prestarsi a recitare la maschera del marito, Baldovino riceverà una somma con cui poter estinguere i debiti di una vita intera. Equilibri fragili, si intuisce, destinati ad esse stravolti dall’ostinazione con cui Baldovino lentamente insinua nella giovane moglie il tarlo del dubbio, portandola lentamente dalla sua parte in nome di un maniacale rispetto delle regole che alla fine li vedrà, svelato l’inganno in cui Colli e Setti vorrebbero farlo sprofondare, scendere in platea con tanto di mascherina per incamminarsi verso un futuro insieme.
La lettura proposta da Binasco, nella scena girevole di matrice borghese concepita da Nicolas Bovey, prende forma in un duro racconto capace di dispensare pillole di poesia, come le ombre cinesi fatte viver su di una parete, a suggello del legame giocoforza vissuto in clandestinità: messi al bando orpelli e frivolezze, per novanta minuti si privilegiano le relazioni tra i personaggi, le dinamiche di amori reali o presunti con reciproci sospetti e timori destinati a svanire nell’onestà di un uomo e di una donna che hanno il coraggio di uscire dalla recita dell’ipocrisia sociale. E se l’esito finale è più che positivo lo si deve ad un cast coeso ed all’altezza in ogni suo componente: a partire dall’Angelo Baldovino di Valerio Binasco, maschera del tutto aderente nel reggere un gioco che, non appena intuisce potrebbe diventare la sua rovina, sceglie di ribaltare privilegiando l’onestà alla recita dei sentimenti, in nome di quell’intelligenza tanto cara agli antieroi pirandelliani. Sua complice l’Agata Renni di Giordana Faggiano, interprete mai sopra le righe per un personaggio i cui silenzi vanno di pari passo con determinazione e volontà di vivere la vita, e non di subirla: e poco importa se nel rimescolamento finale ad uscirne con le ossa rotte saranno l’ambiguo e viscido Marchese di Rosario Lisma, o la cinica Maddalena della sempre deliziosa Orietta Notari, a completare un poco idilliaco quadretto in cui non sfigurano affatto Lorenzo Frediani nei panni del Setti ed il simpatico prelato di Franco Ravera.
Quale che sarà la sua vita scenica, Il piacere dell’onestà è spettacolo da vedere, lavoro impegnativo che scava nella profondità di un animo umano mai come in questa epoca attraversato da pulsioni e passioni contrastanti: parabola morale dall’esito solo in apparenza trionfale, con la fuga finale dei coniugi Baldovino non tanto a suggellarne il trionfo sociale, quanto a ricordarne le fragili fondamenta su cui, talvolta, è esso stesso costruito.
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