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Il non incontro delle SORELLE di Pascal Rambert
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Astra di Torino venerdì 7 maggio 2021
Testo, messinscena e spazio scenico di Pascal Rambert 

Con Sara Bertelà e Anna Della Rosa

Traduzione italiana di Chiara Elefante 

Produzione TPE - Teatro Piemonte Europa, FOG Triennale Milano Performing Arts
Dopo la morte della madre due sorelle si rivedono per la più classica resa dei conti, incontro-scontro dove poter sfogare, l’una addosso all’altra, i rimpianti di una vita intera, e rinfacciare non senza cattiveria comportamenti e parole lontane nel tempo, ma ancor oggi in grado di ferire e far male: la Fondazione Teatro Piemonte Europa, per la riapertura del Teatro Astra, si affida a Pascal Rambert ed al suo Sorelle, finale di partita in costante movimento da una dimensione intima e famigliare verso una prospettiva universale, con sconfinamenti nella geopolitica internazionale.

Autore in Italia già apprezzato per titoli come Clôture de l’amour ed Architecture, Rambert cura ideazione, adattamento e messinscena di uno spettacolo realizzato in uno spazio neutro, ring rettangolare dal pavimento bianco in cui le due donne si aggrediscono senza mai toccarsi, si scontrano senza mai avvicinarsi, in un processo verbale costruito sulla sola potenza di parole che diventano ora affilate armi, ora pesanti macigni da scagliarsi contro: e se Anna, la più giovane, è una giornalista con un passato da sportiva agonista, Sara è una professionista impegnata nel campo del sociale, due sorelle così diverse come non ce ne sono per le quali, nella versione italiana, l’autore immagina i nomi della due stesse interpreti, Anna Della Rosa e Sara Bertelà, quasi a voler ridimensionare l’oggetto della narrazione per rimarcare il peso e la forza di una comunicazione che in scena si fa energia viva. E di energia le interpreti ne producono a dismisura nei cento abbondanti (e troppi) minuti di uno spettacolo cui gioverebbe maggior sintesi, di continuo sollecitate dalla struttura di un testo che raramente le porta a dialogare, impegnandole semmai in lunghi monologhi dove ora l’una, e subito dopo l’altra, si sfidano in lotte verbali alimentate da gelosie e cattiverie di un passato che le ha viste troppo distanti: certo, si potrebbe pensare, gli opposti alla fine si attraggono, e gli adrenalinici round di questo incontro potrebbero essere il pretesto per un ultimo riavvicinamento, il confessarsi un affetto sotterraneo attraverso una violenza verbale a tratti dirompente. Lettura possibile che resta però sottotraccia soprattutto in una seconda parte quando dalla sfera famigliare ci si apre a considerazioni di natura geopolitica, arrivando a toccare corde estremamente attuali per le quali Sara ed Anna si collocano, neanche a dirlo, su opposti versanti assecondando una scrittura affatto letteraria che richiede loro continui ribaltamenti nella gestione dei reciproci rapporti di forza.

Allo spettatore, un po’ stordito dal martellante flusso dialogico, resta il ricordo di un viaggio transfamigliare reso possibile da due interpretazioni in assoluto significative, intense prove d’attrici con Anna Della Rosa e Sara Bertelà alla fine tanto fisicamente provate, quanto giustamente salutate dai convinti applausi del pubblico.
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