Da queste premesse, assecondando il ritmo di una piéce dai ritmi coinvolgenti, non può che prender forma una rilettura in chiave comico grottesca del sentimento panico, pulsione ridicola pronta ad attaccare tutti e tutte come se i personaggi non fossero mai presenti a sé stessi, semmai tornassero confusamente e ossessivamente sui propri passi, cercando di ricominciare da capo. "In più di trent'anni di carriera - scrive Ferrini - non ho mai letto nulla che assomigli alla scrittura di Rafael Spregelburd. È un drammaturgo, attore, regista, o più semplicemente teatrista, come preferisce chiamarsi egli stesso, che mi ha letteralmente folgorato": stile inconfondibile collegato ad una comicità mai banale, semmai caustica, spietata e scorretta verso gli abitanti di quella parte del globo che per lui, cittadino di oltreoceano, risponde al nome di "Occidente". Un teatro, quello di Spregelburd, che mette alla berlina i falsi valori e l’ipocrisia su cui si impernia il nostro patto sociale, arrivando alla definizione di un modello di società, utopica quanto mai realista, fondata sul perfetto equilibrio tra ciò che è plausibile e ciò che è del tutto impensabile.
Nell’impossibilità di riferire di una specifica sinossi de Il panico, agli stessi personaggi della commedia va riconosciuto di essere essi stessi molto terreni, con frequenti riferimenti a prodotti commerciali, alle più famose vie della capitale argentina, perfettamente inseriti in una realtà distorta dalle loro stesse apparenti psicosi: il tutto accompagnato da indicazioni che sembrano sussurrare a lettore, regista ed interpreti precisi pensieri in un gioco delle parti dai toni sempre colloquiali, mai sopra le righe, a voler suggerire le sensazioni che l’autore intende infondere sulla scena. "Spregelburd - conclude Ferrini - parla di noi, di una umanità che ha perso ogni contatto con il mondo reale e si diverte a mostrarci la sua anti-tragedia. Mentre l’eroe tragico classico combatte e riflette, muovendosi alla ricerca di una soluzione ad un qualche problema del Destino, l’anti-eroe moderno si muove cercando di schivare la catastrofe, pronto a mentire perfino a se stesso, pur di evitarla".
Ed allora, allo spettatore di oggi non resta che lasciarsi andare e coinvolgere/travolgere dalla scarica di adrenalina che accompagnerà una risata a differenti livelli, reazione emotiva capace di nascondere il senso per gran parte dello spettacolo, salvo poi mostrarlo al momento opportuno, occultandolo tra significati provvisori in scena continuamente smentiti: al nutrito cast guidato dallo stesso Ferrini e da Arianna Scommegna il compito di farsi depositari e tramite di questo specifico spirito istigando ad una risata, anche amara o atroce, unica porta d’ingresso nel mondo e nella realtà scenica del drammaturgo argentino.
Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, traduzione di Manuela Cherubini per la regia di Jurij Ferrini, Il panico di Rafael Spregelburd vedrà in scena Arianna Scommegna, Jurij Ferrini, Simona Bordasco, Roberta Calia, Lucia Limonta, Elisabetta Mazzullo, Viola Marietti, Francesca Osso, Michele Puleio e Dalila Reas. Fino al 3 giugno repliche al Teatro Gobetti il martedì, giovedì e sabato alle 19.30, mercoledì e venerdì alle 20.45, la domenica alle 16, con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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