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La lunga rincorsa del FESTIVAL DELLE COLLINE TORINESI, edizione ventinove
a cura di Roberto Canavesi
Svelato il cartellone autunnale della rassegna ideata e diretta da Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla
Torino, da sabato 12 ottobre a domenica 10 novembre 2024
Parte da lontano l’autunno teatrale del Festival delle Colline Torinesi. Torino Creazione Contemporanea smascherato da Sergio Ariotti ed Isabella Lagattolla con il tradizionale, quanto curioso, anticipo di cinque mesi: conferenza stampa tenutasi alla Fondazione Merz di Torino, nel tempo diventata casa putativa della rassegna ed anche quest’anno sede di una serie di appuntamenti di teatro più performativo e sperimentale. 
In un mese di calendario 7 prime assolute, 6 produzioni, 15 spettacoli per 28 giorni di programmazione e 52 recite: se i numeri a teatro hanno una qualche importanza, le Colline si ritagliano spazi importanti nel panorama teatrale, non solo nazionale, forti della consolidata sinergia con la Fondazione TPE diretta da Andrea De Rosa, e delle preziose collaborazioni con il Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, con Torinodanza Festival, con la Fondazione Piemonte dal Vivo e Lavanderia a Vapore e con il Museo Nazionale del Cinema. "E’ un Festival - precisa Sergio Ariotti - aggrappato all’Europa: in passato rassegne di questo tipo erano decisamente avulse dal contesto sociopolitico. Oggi è cambiato tutto, e anche noi ci apriamo a nuovi orizzonti e prospettive sulla scia delle analoghe manifestazioni delle grandi capitali europee, Parigi, Vienna, la stessa Avignone".

Come in ogni edizione anche per il 2024 il cartellone si ispira ad un tema guida con i confini/sconfinamenti del 2023 lasciare spazio all’indagine su  guerre/migrazioni, rapporto da intendere in un’accezione ampia e trasversale: i conflitti del passato, quelli del presente e quelli del futuro saranno la costante presenza in spettacoli di prosa, danza e performance, dove si racconteranno storie e ricostruiranno accadimenti che hanno generato e generano milioni di vittime, portando con sé tragici e spesso inumani flussi migratori. 
Scorrendo in ordine sparso il programma in questa direzione vanno lette le ospitalità di Pantelis Flatsousis con Thebes: a Global Civil War, nato per il Piccolo Teatro dell’antica Epidauro, e pronto a rivivere nel nuovo habitat del Teatro Astra, con quattro interpreti di Bosnia, Congo, Grecia e Libano, narrare al pubblico vicende sospese tra cronaca e finzione, video e scena. Ed ancora Il fuoco era la cura che Sotterraneo ricava ispirandosi al Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, romanzo simbolo scritto nel 1953 in cui, a un futuro distopico, sembra debba corrispondere una notte della civiltà, il rogo hitleriano dei libri di quel 10 maggio 1933 con più di 20.000 volumi bruciati. Guerra tra popoli e di culture, ma anche migrazioni dall’Africa con Sahara della coreografa e regista Claudia Castellucci per la Compagnia di ballo Mòra in un debutto coprodotto dove riflettere sul creare dal nulla e nel nulla.

Chi da anni frequenta le Colline saprà bene che la presenza internazionale è uno dei must dell’impegno e ricerca artistica della rassegna: oltre al già citato Pantelis Flatsousis, ed alla presenza del Lapis Lazuli di Euripide Laskaridis per una proposta più vicina alla danza che alla prosa, in autunno ritorneranno i catalani El Conde de Torrefiel con La luz de un lago, inaugurazione del festival con una performance di luce e suoni descritti ed immaginati come elementi in grado di evocare suoni passati e immaginarne di futuri. Se ad una struggente e dura relazione famigliare tra sorelle, incontro scontro in cui si specchia la violenza del mondo, si rifà Elogio della vita a rovescio della coreana Han Kang con Giulia Scotti diretta da Daria Deflorian, il dramma della guerra nella sua accezione più classica sarà al centro di Ordalie dell’artista libanese Chrystèle Khodr pronto a domandarsi, sulla falsariga di un’opera giovanile di Henrik Ibsen, I Pretendenti alla Corona, come sia possibile mettere fine a un ciclo continuo di distruzioni, migrazioni e ritorni: "leggendo la programmazione - precisa Ariotti - è evidente la presenza di diverse linee letterarie, percorsi che spaziano da autori classici ad altri più moderni con specifici approfondimenti come nel caso di Hannah, focus sul pensiero di Hannah Arendt, migrante a sua volta, amica di Benjamin e profuga iconica". A lei sarà dedicato il progetto, diretto dallo stesso Ariotti ed interpretato da Francesca Cutolo, allestito nella sala Pasolini del Teatro Gobetti in uno spettacolo immaginato intorno l'esilio ed ai primi anni americani, mentre l’Europa pativa le immani tragedie dei lager.

Riferito della chiusura affidata a Il risveglio, nuovo spettacolo di quel Pippo Delbono poeta della marginalità cui è dedicata la monografia d’artista 2024 con proiezione di alcuni suoi film a cura del Museo del Cinema, e una seconda proposta dal titolo La Notte ispirata all’opera di Bernard Marie Koltès, segnaliamo ancora la Pagina di Giovanni Ortoleva, ricavata dai testi di Italo Calvino, con Valentina Picello nei panni di Suor Teodora utilizzare come scena un grande libro bianco in uno spazio d’arte come la Fondazione Merz. Da un’altra eroina letteraria, la Salomè di Oscar Wilde, tragedia scritta in lingua francese, Madalena Reversa ricaverà la sua visionaria ispirazione per una coreografia dallo stesso titolo in bilico tra amore e sacrilegio.

In condivisione con la stagione dello Stabile cittadino, ad uno dei grandi rivoluzionari del novecento teatrale, Antonin Artaud, è dedicata la ricerca della torinese Piccola Compagnia della Magnolia con Cenci_rinascimento contemporaneo, testo simbolo del cosiddetto teatro della crudeltà, mentre Stefania Tansini per la sua coreografia si servirà di due altre opere di Artaud dando vita a L’ombelico dei limbi con cui tradurre in scena il dolore per la frammentazione dell’identità e la follia, specifiche presenze demoniache nella vita dell’autore francese. Da ultimo, ma non per ultimo, dopo la felice partecipazione dell’anno passato con Il Terzo Reich dove indagava le parole del potere e dei totalitarismi, nelle giornate di apertura prosegue il focus su Romeo Castellucci con Senza titolo, performance concepita per la Triennale di Milano che parte dai corpi e da gesti primitivi reiterati, per trasformarsi in suono e musica, in preghiera e suggestione visiva.

In programma da sabato 12 ottobre a domenica 10 novembre 2024, il calendario completo e le informazioni su modalità di acquisto biglietti ed abbonamenti dell’edizione ventinove del Festival delle Colline Torinesi. Torino Creazione Contemporanea sono consultabili sul sito www.fondazionetpe.it.
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