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Con Leonardo Lidi alla scoperta delle MEDEA di oggi
a cura di Roberto Canavesi
Conversando con il regista piacentino pronto ad affrontare una delle tragedie simbolo dell’antichità
Moncalieri, alle Fonderie Limone, da martedì 2 a domenica 21 aprile 2024
In assoluto tragedia tra le più crude e spietate del teatro antico, Medea è il nuovo incontro del trentacinquenne Leonardo Lidi deciso a confrontarsi con una figura chiave della letteratura classica, simbolo senza tempo del dolore femminile il cui destino la vede lasciare la propria patria per seguire l’uomo che l’ha resa madre, per poi abbandonarla per una donna più giovane. Apolide per definizione, Medea si trova a non aver alcun luogo o famiglia cui far ritorno, messa da parte in quanto evidente ostacolo al progetto personale e politico di un Giasone che non prevede concessioni a pietà e sentimenti.
Con il regista, artista associato dello Stabile torinese e Vicedirettore della Scuola per Attori, andiamo alla scoperta del suo nuovo lavoro, in scena alle Fonderie Limone di Moncalieri per la stagione dello Stabile torinese, che vedrà nella parte della protagonista Orietta Notari, Premio Le Maschere del Teatro Italiano come miglior attrice non protagonista per l’interpretazione ne Il gabbiano diretto dallo stesso Lidi.

Spettri e La casa di Bernarda Alba, poi Il misantropo, Il gabbiano, Zio Vanja e Come nei giorni migliori: con il tuo teatro, in un passato più o meno recente, hai sondato autori ed epoche diverse. Cosa rappresenta, oggi, l’incontro con Medea?
"Innanzitutto la possibilità di rapportarmi con la tragedia, come già successo con Fedra al LAC di Lugano in epoca di pandemia sotto forma di studio. Medea è testo che mi ha sempre affascinato a partire dalla traduzione di Umberto Albini che avvicina lo spettatore contemporaneo facendo sentire alcuni dialoghi molto prossimi alla sensibilità dell’oggi: in alcuni scambi tra i due personaggi principali parliamo di una tragedia che riesce a comunicare in maniera molto forte ed intima. Ed ancora, dopo Misantropo e Come nei giorni migliori, con Medea si chiude il trittico sull’amore intrapreso per lo Stabile di Torino con lo specifico intento di mettere il sentimento per definizione al centro di una indagine personale dove il focus sul personaggio Medea è un percorso su di una donna innamorata ed al tempo stesso abbandonata dal e per amore".

Di fronte alla locandina quello che colpisce è il "da" Euripide e non "di" Euripide: una vocale differente che a teatro conta molto, lasciando intendere un adattamento/riscrittura dell’originario testo sottoposto a interventi anche importanti. Quali le coordinate del lavoro sulla parola realizzato con il dramaturg Riccardo Baudino?
"E’ stato un lavoro molto lungo ed articolato che si è sviluppato lungo diciotto mesi in cui abbiamo deciso che il DA era più adatto del DI per lasciarci la libertà di esplorare strade nuove e mai praticate: dopo tanti tentativi di riscrittura siamo poi tornati molto vicini all’originale, esito finale nel pieno rispetto di una traduzione assoluto faro per un lavoro che hai poi previsto, nella seconda parte, una maggiore libertà nella componente riscrittura.
Le stesse libertà che ci siamo presi non sono da leggersi come tradimento dell’originale, semmai come espediente per fortificare il legame tra parola scritta e spettatore: oggi possiamo parlare di un viaggio impegnativo che ci ha visti spingerci molto lontano per poi fare ritorno alla base arricchiti di molti elementi acquisti nel punto in cui siamo arrivati, e da dove abbiamo tratto ispirazione per un finale, questo sì, del tutto inaspettato"
.

Medea di Euripide è soprattutto la storia di un amore prima vissuto, poi negato, da ultimo decostruito: se il mito classico tramanda una madre spietata decisa a vendicare sui propri figli le sofferenze patite dall’uomo che ha amato, quali le istantanee della protagonista affidate ad un’interprete dalla grande sensibilità come Orietta Notari?
"Con la sua rara dolcezza Orietta Notari è proprio il tramite ideale per approcciare al testo attraverso l’amore: è molto differente da quello che ti aspetti dall’iconografia classica di una Medea feroce e pronta a tutto. Nell’immaginario collettivo, giustamente, Medea è l’assassina dei figli, un nome che si porta dietro il crimine senza spesso ricordarci quello che è stato il prima. Questo accede ancora oggi, come è normale: forse il teatro deve andare più in profondità scavando queste vite, scoprendo il prima dell’uccisione dei bambini e perché lei arriva a macchiarsi di un crimine così atroce. Non per empatizzare, né tanto meno per giustificare, ma per comprendere, per aver la consapevolezza di tutto quello che ha dato a Giasone e che le è stato tolto".

Scene e luci ideate da Nicolas Bovey, costumi realizzati da Aurora Damanti, ed un cast di interpreti con alcuni dei quali hai già lavorato in passato: se anche a teatro è valida l’equazione "squadra che vince non si cambia, o per lo memo si modifica poco", cosa hai chiesto al tuo gruppo di lavoro nella preparazione di questo spettacolo?
"Come da prassi il cast che scelgo è formato da persone che già conosco come da elementi nuovi, aprendomi a conoscenze sempre stimolanti e costruttive come si sono rivelati in questo caso gli incontri con Nicola Pannelli e Valentina Picello. Rispetto ai collaboratori artistici, in materia di costumi volevo che si sentisse la vicinanza con lo spettatore, riportandolo ad un presente con cui si possa interrogare su quanto di Medea e Giasone ci sia di noi. La scena, invece, ha una componente intima nel suo voler essere stanza fisica ma anche luogo dell’anima, perché è importante capire come un testo del 400 a.c in molti passaggi sembra scritto ieri. Una modernità impressionante e preoccupante tanto da far pensare che siamo ancora lì, trovando assonanze con le nostre vite a tal punto da farci sentire un po’ confortati anche negli aspetti e nei momenti più difficili di una qualsiasi esistenza".

In chiusura una riflessione che parte dallo spettacolo: chi è Medea oggi, e dove si possono trovare le Medea di oggi?
"Oggi Medea è la donna che ha investito tutto su una scelta d’amore che è stata in grado di cambiare radicalmente, è la persona che intraprende un viaggio per assecondare il suo sentimento. A un certo punto le viene tolto tutto e la sua reazione è impensabile, non giustificabile, ma dettata dalla perdita dell’amore. Piu che chi è Medea mi interessa capire quanto sia importante parlare d’amore attraverso le storie: più che mai oggi il teatro ha un nuovo compito, quello di ricordarci che ci sono ancora luoghi dove, fisicamente, le persone possono riunirsi e condividere emozioni. Un’esperienza da difendere dove l’amore è elemento collante tra le diverse manifestazioni, partendo dall’idea che la complessità dell’amore va rappresentata nella sua interezza".

Produzione Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale, nella traduzione di Umberto Albini con dramaturg Riccardo Baudino, Medea da Euripide diretta da Leonardo Lidi vedrà in scena Orietta Notari, Nicola Pannelli, Valentina Picello, Lorenzo Bartoli, Alfonso De Vreese e Marta Malvestiti: tre settimane di repliche alle Fonderie Limone di Moncalieri dal martedì al venerdì alle 20.45, il sabato alle 19.30, la domenica alle 16.00 con biglietti ad Euro 28 ed Euro 25. Info allo 011.51.69.555 o su www.teatrostabiletorino.it.
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