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Con Isabella Ragonese DA LONTANO nei rimpianti di Lucia Calamaro
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Gobetti di Torino venerdì 4 febbraio 2022
scritto e diretto da Lucia Calamaro per e con Isabella Ragonese con la partecipazione di Emilia Verginelli 

disegno luci Gianni Staropoli; costumi Francesca Di Giuliano; scene Katia Titolo

Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Teatro in coproduzione con Argot Produzioni in collaborazione con Riccione Teatro
Nel gran teatro della vita può capitare che una madre ed una figlia si ritrovino a distanza di anni per una partita a scacchi che tanto sa di resa di conti: se a questo si aggiunge che la figlia svolge la professione di terapeuta, ogni giorno abituata a confrontarsi con silenzi, mezze verità o segreti non confessati, e la madre è semplice voce reclusa dietro una porta in una stanza nella quale vive in un suo mondo di piccoli ripetuti gesti, ecco allora prender forma il quadro distopico di Da lontano. Chiusa sul rimpianto, monologo/dialogo di Lucia Calamaro che sbatte in faccia allo spettatore il peso di una realtà mai come in questo caso cruda e sentita, pur nella finzione scenica del teatro.

La Calamaro, anche regista dello spettacolo, immagina l'incontro-scontro tra due donne legate dal sangue ma forse, nella vita vissuta, mai state realmente vicine: sin dalle prime battute si fa sentire forte la presenza del rimpianto, sentimento scomodo se vissuto in età adulta e riferito ad un universo genitoriale demarcato della sola presenza materna. Il testo è tutto al femminile, dramma mascherato da commedia dove nei continui tentativi di approcci e contatti della figlia impressiona l’assenza di una figura paterna neanche evocata, quasi a voler responsabilizzare quella madre ora ridotta a solo suono cui la figlia non ha saputo, né voluto, prestare ascolto.
Oggigiorno tanto si parla del male d’amore, ma questa volta è proprio il suo contrario, il male del non amore, a insinuarsi nelle pieghe di un rapporto che si cerca faticosamente di (ri)costruire anche con il ricorso ad una giusta dose di ironia: e cosi, mentre la figlia cerca di annullare il passato varcando la porta bianca che la separa dalla madre, il genitore impegnata in lavori di ristrutturazione della sua stanza/mondo ne sabota i tentativi con il rumore di un trapano prima, di un martello subito dopo. Rumori che ostacolano quell’ascolto per tanto anni rifiutato e di cui oggi, nella sensibilità della figlia di un’applaudita Isabella Ragonese, self made woman in elegante tailleur carta di zucchero, si sente tanto il bisogno: e se è vero che alla fine la vita una volta da e una volta toglie, in un’ideale contrappasso ecco la giovane donna rifugiarsi in una sorta di autoanalisi di fronte allo schermo, al tempo stesso medico e paziente nella lotta contro i fantasmi di un tempo che fu all’improvviso materializzato nella presenza in carne ed ossa della madre bambina di Emilia Verginelli, figura eterea dall’adolescenziale aspetto sbalzata fuori da un mondo parallelo.

A tratti sorridendo, sempre riflettendo, "da lontano" lo spettatore osserva per settanta minuti filati, ascolta le parole, in taluni casi arriva ad identificarsi nel rimpianto e nel dolore che attraversano l'incisivo racconto di un rapporto mai nato, nella cronaca di un amore prima evitato ed oggi, forse tardivamente, inseguito.
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    Da lontano (Chiusa sul rimpianto).jpg
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