Eccentrico ed istrionico, del tutto alieno ai tradizionali canoni di un’esistenza "normale", Jennifer vive sola in un quartiere di travestiti nella periferia di Napoli, lasciando al telefono e alla radio il compito di metterla in contatto con il mondo: approccio alla vita solitario da cui non può che conseguire un inevitabile e sofferto isolamento che verrà interrotto solo dall’arrivo di Anna, l’anziana vicina di casa prigioniera di un atavico bigottismo pronta a rivelarsi specchio tragico per la protagonista. A scandire la quotidianità di due personaggi mai cosi diversi saranno i puntuali squilli del telefono, simbolici rintocchi di uno scorrere del tempo che condurrà i protagonisti verso un inaspettato epilogo dalle tinte noir.
Opera lungimirante che a suo tempo anticipò la condizione di vita di coloro che rifiutano il binarismo di genere, l’attualissimo Le cinque rose di Jennifer rivive in una rilettura che tende all’essenzialità ed all’astrattismo, giocando sul registro della dissacrazione in materia di stereotipi che accompagnano le persone transgender, lasciando lo spazio all'intensa rappresentazione di una fortissima umanità: il tutto sullo sfondo della Napoli degli anni Settanta ed Ottanta, contesto sociale e culturale in cui la figura del femminiello ha sempre rivestito un ruolo chiave nella comunità, forte del suo carattere di sintesi tra l’aspetto magico e quello religioso. Figura simbolo che anima i vicoli dei Quartieri Spagnoli, arriva ad incarnare una funzione centrale all’interno di alcuni riti collettivi come il battesimo, il matrimonio, la tombola natalizia o l’annuale processione al Santuario di Montevergine, la Madonna dei femminielli.
Produzione Teatro Selig con la regia di Marina Bassani, anche in scena con Lorenzo Bartoli, per Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello tre serate di repliche alle 21 al Teatro Baretti con biglietti a Euro 15 ed Euro 12: info e prenotazioni a selig@teatroselig.it.
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