Produzione Cooperativa Le Tre Corde
Nello studio di una stazione radio che trasmette in diretta, i due attori sono chiamati ad intrattenere il pubblico via etere come quello presente (leggasi spettatori in sala) con una serie di surreali dialoghi ambientati in una non meglio definita isola deserta: immaginario spazio dell’anima, luogo fantastico alla fine rivelatosi inesistente, l’isola che non c’è diventa palcoscenico per sketch radiofonici che sono imperdibili pezzi di teatro con cui addentrarsi nei meandri della vita quotidiana, perdendosi in discussioni tanto all’apparenza frivole quanto in realtà grottesche riletture del caos esistenziale. Vetrano e Randisi giocano, e nel gioco teatrale fatto di deformazioni onomatopeiche come di concerti senza musica, di riflessioni sulla paura della pioggia per arrivare all’evocazione del beckettiano Giorni felici, si fanno essi stessi incarnazione di moderni Vladimiro ed Estragone, maschere di una vita fatta teatro, o se si preferisce di un teatro che riflette sulla vita, dalla spiazzante intelligenza e disarmante serietà: naufraghi in un’isola immaginaria, eredi di una tradizione attoriale che li ha visti spaziare da Goldoni a Pirandello, passando per i grandi classi della scena, trascinano lo spettatore in un sublime e per nulla stupido vortice di parole ed immagini su cui riflettere, guidandolo in una grottesca analisi della psiche umana e della sue non meno strampalate assurdità.
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