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Con Peeping Tom va in scena l'arte di costruire arte
a cura di Roberto Canavesi
Visto alle Fonderie Limone di Moncalieri venerdì 10 settembre 2021
ideazione e regia Gabriela Carrizo e Franck Chartier 

danzatori Konan Dayot, Fons Dhossche, Lauren Langlois, Panos Malactos, Alejandro Moya, Fanny Sage, Eliana Stragapede, Wan-Lun Yu 

scene Gabriela Carrizo e Justine Bougerol; luci Tom Visser; costumi Seoljin Kim, Yi-chun Liu e Louis-Clément Da Costa; musica Eurudike De Beul, Raphaëlle Latini, Ismaël Colombani, Annalena Fröhlich e Louis-Clément Da Costa 

Peeping Tom coproduzione Opéra National de Paris, Opéra de Lille, Tanz Köln, Göteborg Dance and Theatre Festival, Théâtre National Wallonie-Bruxelles, deSingel Antwerp, GREC Festival de Barcelona, Festival Aperto/Fondazione I Teatri (Reggio Emilia), Torinodanza Festival/Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, Dampfzentrale Bern, Oriente Occidente Dance Festival (Rovereto)

Triptych: The missing door, The lost room, The hidden floor è stato creato con il sostegno della Rappresentanza Generale del Governo delle Fiandre in Italia e del programma di protezione fiscale del Governo Federale Belga
Meravigliosi e spettacolari, emozionanti ed incredibili, si sprecano gli aggettivi del pubblico all’uscita delle due ore di Tryptich, performance del collettivo belga Peeping Tom in scena per il cartellone di Torinodanza: quale che sia l’espressione più adatta per lo spettacolo ideato e diretto da Gabriela Carrizo e Franck Chartier, artefici di un ventennale sodalizio nato nell’entourage di Alain Plateil, il personale stato d’animo al termine della serata riflette assoluta ammirazione mista a profonda rabbia. La prima è riconducibile al valore artistico di una narrazione iperrealistica in tre sezioni (The missing door, The lost room e The hidden floor) ambientata su di una nave da crociera dove cabine, corridoi e spazi comuni diventano teatro per un viaggio alla ricerca della propria identità nel vissuto di uomini e donne sballottati nel tempo e nello spazio, proprio come un natante in balìa delle onde del mare: il senso di frustrazione lo si deve invece all’incapacità di capire perché queste operazioni artistiche, contenitori poetici alimentati da teatro e danza, da cinema ed arte visuale, siano di esclusiva provenienza internazionale, emanazioni di una cultura legata alla coraggiosa, quanto rischiosa, ricerca continua nella sperimentazione e nella contaminazione dei generi. Intendiamoci ben vengano serate di questo tipo cui già in passato si è assistito, e che in futuro si ripresenteranno, ben vengano spettacoli come Tryptich dove poter ammirare splendidi interpreti dalla indiscutibile bravura alla continua ricerca fisica dei luoghi inesplorati del proprio universo espressivo: tanto però ci piacerebbe non dover sempre valicare i confini per veder soddisfatte le proprie attese, semmai contare su artisti italiani e produzioni fatte in casa che si muovano nella medesima direzione progettuale. Speranze condivise ma destinate a rimanere tali se non in presenza di forti segnali dall'alto, di adeguate politiche, anche e soprattutto fiscali, capaci di supportare ed incentivare una determinato tipo di creatività di cui, siamo certi, anche il nostro paese non difetta.  

Tornando a quanto visto in Tryptich, se i cambi scena tra i differenti pezzi sono effettuati a vista, assumendo cosi una piena valenza drammaturgica come si trattasse di un allestimento cinematografico dal vivo, l’impostazione legata alla settima arte è tanto più visibile nelle originali ambientazioni della trilogia: si inizia con il thriller The missing door realizzato in uno spazio pieno di porte "birichine" che si aprono e si chiudono a loro piacimento, per poi proseguire in The lost room dove l’interiorità dei personaggi prende forma in una lussuosa cabina della nave con pavimenti magici ed armadi dal doppio fondo, arrivando da ultimo a The hidden floor ambientato in uno spazio pubblico abbandonato, sala da ballo o ristorante, invaso da fiumi d'acqua provenienti da ogni direzione. Come schegge impazzite alla disperata ricerca della via d’uscita da un vorticoso labirinto, gli otto applauditi performer incarnano visionari protagonisti di esistenze in bilico tra realtà ed immaginazione, artefici di coreografie di gruppo o momenti a due, impressionanti per fisicità e forza poetica arricchita da una prepotente drammaturgia sonora, mai come in questo caso viva presenza scenica, e dall’immancabile dose di graffiante humour nero. Viaggio nelle umane pulsioni e passioni, Tryptich conferma l’ineluttabilità del tempo, il suo incedere alimentato da continui cambiamenti e trasformazioni per un successo finale naturale esito della serata conclusasi con numerose, ed assai rumorose, meritatissime chiamate finali.
  • TRIPTYCH © Virginia Rota, Peeping Tom.jpg
    TRIPTYCH © Virginia Rota, Peeping Tom.jpg
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