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OPEN di Andre Agassi, quando la vita non è solo dritto o rovescio...
a cura di Roberto Canavesi
Visto al Teatro Baretti di Torino venerdì 29 maggio 2021
di Andre Agassi; traduzione di Giuliana Lupi 

lettura scenica di Invisibile Kollettivo con Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor ed Elena Russo Arman; luci Matteo Crespi 

Produzione Invisibile Kollettivo
Le biografie degli sportivi, soprattutto se di successo, sono lette all’insegna delle vittorie, dei guadagni, delle vicende sentimentali spesso in ottica gossip: raramente si indugia sulla dimensione umana, sui piccoli e grandi drammi personali che i successi sul campo hanno nel tempo nascosto. È questo il caso di Open, la mia storia, la celebre autobiografia di un mito del tennis, Andre Agassi, scritta a quattro mani con il Premio Pulitzer J.R. Moehringer per quello che negli anni è diventato vero e proprio caso letterario.

Libro meraviglioso, non meno interessante il progetto teatrale che Invisibile Kollettivo realizza con protagonisti Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor ed Elena Russo Arman, per un racconto sintesi delle cinquecento e più pagine di un’incredibile storia: e se, da un punto di vista letterario, non è corretto considerare Open una semplice autobiografia, ancor meno lo è nella versione teatrale che da subito presenta i tratti del romanzo di formazione, e lo fa attraverso una serie di incontri che lo spettatore in tribuna (ops in platea) vive attraversando l’esistenza del campione americano. Dal padre padrone, di cui nel bene e nel male la storia del tennis è piena (vedi i casi di Caroline Wozniacki, Marion Bartoli, Bernard Tomic, Aravane Rezai, non da ultimo della stessa attuale signora Agassi, Steffi Graf) agli allenamenti con il famigerato drago sputapalle, per arrivare all’Accademia del discusso Nick Bollettieri, tappa obbligata in una carriera in cui i successi sul campo vanno di pari passo con le sconfitte esistenziali: ed ancora la calvizie mascherata con impensati parrucchini, l’incontro con la droga, le nozze bianche con la donna simbolo di un’intera generazione, Brooke Shields.

L’intero spettacolo si compone di quadri narrativi, tessere in apparenza scomposte di un puzzle in cui sempre più il tennis sembra essere sullo sfondo geniale escamotage drammaturgico, e non punto di partenza e di approdo di un viaggio lungo una vita intera: quadro di insieme realizzato con semplici cartonati assemblati ora in un modo, ora in un altro, in cui tennis e vita si incrociano, si sfiorano e si scontrano, sullo sfondo di un’America pronta a vedere in Andre, fragile tra le quattro mura di una stanza quanto devastante sul campo, il mito generazionale di turno.

Ripagati da meritati e ripetuti applausi, Nicola, Lorenzo, Alessandro ed Elena sono molto bravi, e questo non lo scopriamo certo oggi, sottraendosi alla  tentazione di leggere "interpretando" le pagine di Open, semmai lasciando spazio ad una lettura "rappresentativa" di un mondo rivelatosi con molta amarezza per certe persone dimensione ben diversa dal colpire una pallina per mandarla al di là di una rete. 
Se vi capita, da vedere!
  • Open la mia storia foto di Salvatore Pastore.jpg
    Open la mia storia foto di Salvatore Pastore.jpg
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